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lunedì 24 dicembre 2012

Auguri


Il 2013 va affrontato con l’entusiasmo di un bambino perché entusiasmo e creatività possono far superare qualsiasi ostacolo.
I BAMBINI IMPARANO CIO’ CHE VIVONO
Se un bambino vive criticato impara a condannare.
Se un bambino vive nell’ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive deriso impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell’incoraggiamento impara ad aver fiducia.
Se un bambino vive nell’approvazione impara ad apprezzare.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella sicurezza impara ad avere fiducia in se stesso e in coloro che lo circondano.
Se un bambino vive nell’accettazione e nell’amicizia impara a trovare l’amore nel mondo.

Gli auguri di Buon Natale e Felice Anno sono stati presentati dalla Signora Loredana e dalla figlia Giorgia,alunna della classe 1 A.

lunedì 3 dicembre 2012

Importanza della scuola


Quando mi svegliavo tardi, e tremavo tutto per non far tardi a scuola, mia madre mi diceva:”Nun fa nient, Rafè,statte a casa”. E a furia di far tardi ho perso un anno. Infatti c’è una legge statale che chi fa troppe assenze viene bocciato. Gli anni dopo, però, andavo sempre puntuale, perché venne in casa l’assistente sociale, e disse a mia madre che se non mi pigliavo la licenza elementare, non potevo fare neppure lo scupatore.
La scuola è importantissima, anche se è noiosa, si imparano molte materie importanti, ma la più importante di tutte è la matematica, perché quando vai al mercato non parli di Garibaldi ma di denaro.

Dalla scuola non ho ricavato niente di buono, dal doposcuola sì. Infatti don Merola e i professori si mettono vicino e ti aiutano a fare i compiti, invece la maestra della scuola stava sempre a parlare con le amiche, e non ti cacava*. W DON MEROLA! W LA FONDAZIONE!

* Prestava attenzione.



Brani tratti dal libro di Marcello D’Orta e don Luigi Merola”’A VOCE D’’E CREATURE”-La camorra nei temi dei bambini di Napoli- Mondadori.

sabato 1 dicembre 2012

Più impegno contro l'analfabetismo, l'istruzione non è solo per gli umanisti


Una ricerca, The Learning Curve, realizzata dalla Pearson, certifica quanto siamo caduti in basso sul piano dell’istruzione. Nella classifica dei 50 Paesi considerati, in cima alla quale si collocano Finlandia e Corea del Sud, l’Italia è al ventiquattresimo posto. C’è da meravigliarsi? Non troppo, se è vero che l’analfabetismo funzionale registra da noi percentuali altissime (fino al 70 per cento), come da tempo segnalano, inascoltati, gli esperti: non sappiamo leggere né scrivere se non testi elementari. Il rapporto di Pearson non meraviglia, si diceva. Rappresenta però un nuovo allarme sociale che dovrebbe sollecitare con urgenza la sensibilità politica. Invece, in Italia, la richiesta di sensibilità e di supporto (non solo morale ma anche economico) all’istruzione viene declassata a ingenuo desiderio di anime belle o di umanisti al di fuori del mondo che ignorano le (ben altre) vere urgenze economiche.
La ricerca invita, tra l’altro, a considerare come fattore cruciale l’importanza che la società attribuisce alla scuola e agli insegnanti. Se è così, lo sconforto si potrebbe anche rovesciare in meraviglia al positivo: per un Paese come il nostro, che ha nel suo tessuto profondo un’opinione poco più che dispregiativa della classe docente, reggere al ventiquattresimo posto può persino apparire come in mezzo miracolo.
Mi diceva un’insegnante universitaria di Catania che quando un suo studente, qualche giorno fa, l’ha vista salire su una vecchia Seicento, si è rivolto a lei con una sorta di monito pieno di ironia: “Vede a cosa serve studiare?”. Il fatto è che molti italiani ( i giovani devono averlo appreso dai genitori) ritengono utile alla vita solo ciò che produce ricchezza hic et nunc. Dunque: se i professori sono così scalcinati, a che serve saper leggere, scrivere, far di conto? In questa prospettiva, una delle affermazioni in sé più banali del report di Pearson: “I bravi insegnanti meritano rispetto”, suona addirittura come uno slogan rivoluzionario. E siccome, a differenza di quel che si crede, l’insegnamento non è necessariamente una missione ( se non in uno stato di emergenza culturale ), è urgente che ai bravi docenti italiani venga riconosciuto il ruolo che i loro colleghi hanno in Finlandia e in Corea. Con i diritti e i doveri del caso.

Paolo Di Stefano
Articolo tratto dal Corriere della Sera del 27 novembre 2012.

mercoledì 28 novembre 2012

Se rinasco faccio il fabbro


Sostituire una serratura o una finestra è molto caro. Su Twitter c’è chi scrive. Se rinasco faccio il fabbro o il falegname. Qualcuno su Twitter racconta sconsolato: la sostituzione del vetro di una porta di casa mi è costata duecentocinquanta euro Iva esclusa. Se rinasco faccio il vetraio. Qualcun altro annuisce, si aggrega e dà man forte: sostituire la serratura, forzata dai ladri, mi è costato cinquecento euro. Se rinasco faccio il fabbro. Altri seguono a ruota, portando ognuno la propria esperienza e la propria opzione di rinascita. Un unico lamento: spendiamo tanto, troppo, per rimpiazzare le cose che si rompono. E le cose si rompono continuamente.
Diversamente da altri campi del commercio, qui il consumatore è svantaggiato. Il mercato non è dalla sua parte. Non esiste low cost. Il prezzo non è sempre giusto e comunque lo fanno  le aziende che forniscono il servizio. Sembrano dire ( e talvolta lo dicono): se ti sta bene è così, sennò ti arrangi.
Viene allora da chiedersi perché i ragazzi, al momento di scegliere il loro futuro non prendano in considerazione anche i mestieri artigiani, visto che possono rendere bene. Vetrai, fabbri, antennisti, falegnami ,idraulici, ma anche, stendendo, cuochi e giardinieri. Orafi e pellettieri. Uno dei più importanti marchi del lusso, tempo fa, proponeva come testimonial, al posto delle star, l’elite artigiana che realizza a mano i suoi prodotti.
Oggi molte aziende importanti del Made in Italy, in tutti i settori, faticano a trovare il personale specializzato di cui hanno bisogno. Forse , oltre a un rilancio delle scuole d’arti e mestieri, servirebbe anche una campagna d’immagine per ridare valore, agli occhi dei giovani, alle attività che richiedono mani d’oro. E, come sempre molto cervello.
Anche la televisione potrebbe contribuire, con la forza narrativa della fiction. Fino ad oggi hanno spopolato i poliziotti, i giudici, i sacerdoti, i medici, i professori, i giornalisti. Perché non immaginare storie che abbiano come protagonista un vetraio, un fabbro, un idraulico?

Dall’articolo di Edoardo Segantini  pubblicato dal Corriere della Sera del 16 luglio 2012.

sabato 24 novembre 2012

Multiculturalismo 2


Gli studiosi definiscono la nostra società muticulturale perché composta da persone “formate” da culture diverse. L’Italia è un Paese molto ricco per i tanti immigrati che vengono da altri Paesi e che ci parlano della loro lingua e della loro religione. Noi non li obblighiamo a convertirsi al Cristianesimo rispettiamo i loro costumi e sono liberi di vestirsi come vogliono.
Io e i miei fratelli siamo nati a Pesaro, però la mia famiglia è di origine araba e quindi io conosco sia la cultura italiana, sia quella araba.
In Italia sono molto importanti le opere d’arte, ma la cosa che mi piace di più è la cucina. I piatti più buoni sono la pizza,le lasagne, la pasta e i cannelloni. Nella cucina araba i piatti più buoni sono: il cuscus, il taggin e il leddes.
I vestiti arabi sono più belli perché hanno molti colori vivaci.
La mia classe è multietnica, ci sono ragazzi russi, tunisini ed italiani. Ognuno ha la sua carnagione scura ,rosa. Questo non vuol dire che siamo diversi. Siamo tutti della stessa razza che è quella umana. A Pesaro, per fortuna, non ci sono molti razzisti. Loro si credono superiori a quelli che sono scuri di pelle, ma questo modo di pensare è da persone “limitate”.
Mi ricordo che due anni fa , sulla spiaggia , abbiamo incontrato un “vu’ cumpra’” che cercava di vendere la sua merce. Lo abbiamo visto andare da un signore per proporgli di provare un gioco. Il signore gli ha dato una spinta e gli ha detto:”Levati dai…, marocchino di …”.In quel momento me ne sono andato.

Post di Amin della classe 2 A.


martedì 20 novembre 2012

Multiculturalismo


Nella mia vita ho avuto una personale esperienza di multiculturalità. Nel 2007 mi sono trasferita dalla mia città natale, Mosca , qui in Italia, a Pesaro. La settimana seguente al mio arrivo, sono andata a scuola; i primi mesi sono stati i più difficili, non riuscivo a capire niente di quello che mi dicevano, parlavo a gesti e per la maggior parte del tempo piangevo.
Per fortuna ho avuto delle brave insegnanti e dei buonissimi compagni di classe, con cui ancora oggi sono in buon rapporto. Piano piano ho imparato a parlare l’italiano, mentre ancora oggi i miei amici cercano di imparare qualche parola di russo.
Con questo intendo dire che ognuno di noi può imparare molto da un altro un po’ “diverso”. Secondo me, dopo tutto, gli emigranti sono come noi, hanno soltanto piccole differenze, magari di religione, cultura, abitudini oppure differenze fisiche.
Personalmente penso che il multiculturalismo sia positivo. Si possono imparare molte cose belle e interessanti, però dovrebbe essere meno ostacolato da pregiudizi, prese in giro ed esclusioni. Sulla Terra siamo tutti uguali e le piccole differenze sono il bello di ognuno di noi: perciò il razzismo non dovrebbe esistere nemmeno!


Post di Nikol della classe 2 A

martedì 13 novembre 2012

Alziamo la...media


Mercoledì 31 ottobre, noi alunni delle classi 3° e 3D abbiamo incontrato due assistenti del dott.Drago, Chiara e Alessandra che ci hanno spiegato come prevenire le dipendenze. Abbiamo fatto una serie di giochi:
I giochi dei sentimenti:
LA RUOTA DELL’EMOZIONE. Due ragazzi, dopo aver fermato una ruota con tanti colori dovevano prendere una busta con il colore scelto prima, e dovevano indovinare di cosa si trattava nel minor tempo possibile.
L’ALFABETO. Consiste nello scegliere una lettera, elencare i sentimenti che iniziano con quella lettera e poi confrontarli con quelli inseriti nel computer.
L’INCONTRARIO. Si tratta di cercare più sentimenti possibili, antagonisti a quello scelto inizialmente.
I giochi del divertimento:
INDOVINA CHI E’. Uno di noi sceglie due compagni, che poi devono essere identificati attraverso varie domande a cui si può rispondere solo con : “Sì, no, non lo so”.In questo gioco mi sono sentito particolarmente coinvolto, dato che il mio amico Zaccaria aveva scelto proprio me e io mi sono riconosciuto!
L’ANAGRAMMA. Consiste nel cambiare le lettere di una parola e formarne un’altra.
IL GIOCO DEL RICONOSCERSI. Due ragazzi, bendati, toccando il viso di un loro compagno lo dovevano riconoscere.
I giochi delle dipendenze:
IL MIO STILE. Ogni classe aveva una persona disegnata al computer e doveva scegliere uno stile tra il country, il punk,l’hippie e l’hip-hop. Noi abbiamo scelto l’hippie e abbiamo rivestito un manichino con gli abiti di questo stile.
QUANTE DIPENDENZE. Attraverso alcune espressioni (Es. “Una rete di amici”…) si individua la dipendenza. Nella parte finale dell’incontro abbiamo visto tre spot pubblicitari ingannevoli sulla birra. Le bevande alcoliche vengono rappresentate come strumenti per stare bene con gli altri. Più alcol consumi,più i tuoi sogni si realizzano!!!
Con messaggi belli ed efficaci, con immagini colorate, tutto sembra bello!
Ma attenzione: dietro quelli spesso si nascondono rischi da cui stare lontani!Non dobbiamo mai smettere di pensare, di essere critici, di riflettere per non farci ingannare.



RAGAZZI,OCCHI E ORECCHI BEN APERTI!

Post di Lorenzo T. della classe 3 A.

sabato 10 novembre 2012

Dipendenze


Mercoledì 31 ottobre 2012 noi alunni della 3° insieme agli alunni della 3D abbiamo assistito all’incontro “Alziamo la media” tenuto da due assistenti del Dott. Roberto Drago, Chiara e Alessandra.
Le due assistenti fanno parte del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche di Pesaro, un centro che si occupa della cura e prevenzione delle dipendenze da alcool,fumo, droga,ecc.
Dopo le presentazioni ci hanno fatto fare un breve test anonimo per capire le nostre conoscenze, poi ci hanno iniziato a spiegare,con una serie di giochi,quant’è importante esprimere le proprie emozioni agli altri e com’è bello stare insieme piuttosto che davanti al computer o a un videogioco, perché se una persona è preoccupata per qualcosa e non ne parla con nessuno, inizia a bere,a fumare o a drogarsi.
L’incontro per me è stato molto utile perché ho scoperto che non esistono solo le dipendenze da alcool,fumo,droga o da videogiochi e computer, ma anche le dipendenze dallo shopping, dai farmaci e dal gioco d’azzardo.
In generale si tratta di dipendenza quando non riesci a fare a meno di una cosa e se non la fai stai male.
Negli ultimi anni sempre più giovani stanno iniziando a fumare, a bere o a drogarsi, a volte solo per sembrare dei “finti adulti”, per apparire grandi agli occhi degli amici.
Per questo motivo a me sembra opportuno far conoscere a noi ragazzi quali sono le conseguenze, perché se una persona sa che una determinata cosa le fa male sia sull’aspetto fisico (perché causano malattie, come tumori),e psicologico (il fatto di volerne ancora,senza riuscire a smettere) la evita.
A volte, però,le pubblicità,soprattutto quelle degli alcolici, ci fanno capire che se hai un problema, bevi e il problema scompare, portando così le persone a bere e a ubriacarsi continuamente,diventando così una vera e propria dipendenza.
L’alcool infatti, come la droga crea delle allucinazioni che ti fanno vedere il mondo sotto un altro aspetto,ma quando l’effetto svanisce tutto torna come prima,spinge doti a rifarlo per riprovare le stesse sensazioni.
L’incontro è stato molto interessante,non mi ero mai fermata a pensare quanto fosse esteso il problema della dipendenze,soprattutto tra i giovani.


Post di Amanda della classe 3 A.

lunedì 17 settembre 2012

Contro la violenza del drink facile educare alla civiltà del bere.


Drink venduti sottocosto che fanno stordire i ragazzi. Riempiti di prodotti di cattiva qualità. Drink cha si bevono a mezze dozzine, perché costano un euro e mezzo l’uno. Come è accaduto a Mestre, dove un gruppo di ragazzi resi poco lucidi da grandi quantità di spritz low cost hanno aggredito il fratello del maestro Sinopoli, fino a farlo finire in coma. Lui stava solo cercando di raggiungere la sua casa, di farsi largo con l’auto tra il gruppo di clienti di uno dei bar della movida della terraferma veneziana.
L’aggressione di Sinopoli, una famiglia già segnata dal tragico destino del direttore d’orchestra morto sul palco a Berlino nel 2001, ha convinto il Comune a intervenire. Il sindaco Orsoni e il suo vice Simionato hanno avviato una campagna contro i drink low cost, chiedendo ai locali di rispettare una serie di regole. Ci sarà il bollino blu per i bar che allestiranno spazi per la “decompressione” dei clienti che hanno bevuto troppo, che garantiranno servizio di trasporto, postazione di primo soccorso e altro ancora per evitare che il rito dell’aperitivo si trasformi in un incubatore di sballo e di comportamenti aggressivi. I baristi che sgarrano rischieranno la sospensione o la revoca della licenza.
Misure sacrosante, ma che dovrebbero essere accompagnate da una sorta di educazione civica, una svolta culturale sul modo di bere di cui si sente il bisogno non solo in Veneto per quanto riguarda il rapporto tra alcool e giovani generazioni.
Bisognerebbe insegnare ai ragazzi, iniziando dalle scuole, quali siano i danni di bevute senza limiti, senza attenzione a quello che si butta giù, con il solo scopo di perdere la lucidità.
Insegnare la differenza tra un drink spacca-cervello e un buon bicchiere di vino, dietro al quale c’è la storia di chi lo fa.
Come fece il padre del critico Luigi Veronelli quando diede al figlio ragazzino il primo bicchiere. Lo raccontò Veronelli stesso. “Mi fermò mentre stavo portando il bicchiere alla bocca, mi disse che prima dovevo guardare il colore unico, sentire il profumo altrettanto irrepetibile, e poi pensare che dentro c’era la fatica di un contadino”.
Ecco, spiegato così forse l’aperitivo non sarebbe solo un liquido da tracannare.

Post tratto dall’articolo di Luciano Ferrero pubblicato dal Corriere della Sera del 11 settembre 2012.

martedì 4 settembre 2012

Finiti la strada e l'oratorio, questo è il problema


In Italia  o ci si iscrive a una scuola di calcio o non si gioca e già ai bambini di 8 anni viene chiesto di uniformarsi.
Il problema del nostro calcio giovanile non è che i migliori vanno all’estero. Magari ne andassero cento, avremmo cento possibilità in più di costruire un buon calcio. Né che si fa tardi farli debuttare. Una buona squadra non si vede in base all’età, ma al rendimento dei giocatori. E un 27enne gioca quasi sempre meglio di un 20ene.
Il problema dei nostri giovani è che li imbalsamiamo fin da bambini perché sono diventati il vero affare del calcio. Lo scandalo è che un bambino, in Italia, per giocare a pallone, può soltanto pagare. O va in una scuola calcio o non gioca. Centinaia di migliaia di ragazzi militarizzati, spesso sovrappeso, in tute e magliette autofinanziate, condannati a giocare secondo i comandamenti dei grandi. Finita la strada, l’oratorio, finito l’estro individuale, finita la coscienza critica, la selezione naturale, finita la libertà di correre dietro un pallone perché a otto anni c’è già chi ti chiede, t’impone, di uniformarti.
Il problema del calcio dei giovani in Italia è questa melassa con cui si dà in pasto ai genitori l’illusione che i loro figli possano essere campioni semplicemente perché (pagando) giocano.
E la terribile forza, insopportabile, con cui i genitori vi si dedicano, convinti che il calcio non sia il divertimento del bambino oggi, ma il loro prossimo mestiere.
Cosa resta della qualità individuale in questo mondo dove si paga per giocare tutti gli stessi minuti, straordinario socialismo del niente, e dove alla fine non vince nessuno perché l’agonismo non è etico? Il calcio italiano non pensa ai giovani, non ne ha il tempo. Sono incidenti di percorso, distrazioni, tornino quando saranno grandi. Il calcio ha un sacco di altri problemi. Nel frattempo paghino.


Post tratto dall’articolo di MARIO SCONCERTI pubblicato dal Corriere Della Sera del 9 luglio 2012.

domenica 17 giugno 2012

Opinione condivisa


“E’ impossibile debellare in permanenza il bullismo dalla scuola: è un lavoro che va fatto di continuo, come togliere la polvere da una libreria”.
Opinione della Professoressa Simonetta Muzio, docente di Lettere alla Scuola Media Sperimentale Rinascita-A.Livi di Milano
Dall’articolo “Storie di scuola”di Giovanni Pacchiano, tratto dal magazine SETTE del Corriere della Sera ( n° 22 del 1 giugno 2012 ).



lunedì 11 giugno 2012

domenica 10 giugno 2012

4Olivieri


L'incontro del 23 maggio
Mercoledì 23 Maggio alle ore 9.00 si è svolto un incontro per i 40 anni della nostra scuola "Annibale Olivieri".
Hanno partecipato all’incontro 3 persone affiliate all’Olivieri: il Presidente dell’ente Olivieri Riccardo Paolo Uguccioni,
la ex-professoressa Alfonsina Tomasucci
e l’assessore comunale Antonello Delle Noci.

Chi era Annibale Olivieri?
(tratto dal discorso del Sig. Uguccioni)
Annibale degli Abbati Olivieri, nobile pesarese, tra il 1756 e il 1787 ha ceduto al comune di Pesaro la sua biblioteca assieme ad una notevole quantità di materiale archeologico, a moltissimi volumi e anche a diversi materiali donati dal suo amico Passeri.

Olivieri e la scuola media
(tratto dal discorso del Sig. Uguccioni)
Negli anni 70 quando è stata edificata la nostra scuola (ancora priva di nome), il primo preside Antonio Brancati decise di dedicarla ad Annibale Olivieri per il suo grande gesto.

Racconti del passato…
(tratto dal discorso del Sig.ra Tomasucci)
Alfonsina Tomasucci ha raccontato delle sue vecchie classi: il mondo era decisamente diverso dai nostri giorni, c’erano le classi differenziali o addirittura divise per sesso e non miste come oggi. Ha detto anche che la scuola era obbligatoria solo fino alla 5^ elementare dove si faceva l'esame di stato, poi si poteva fare un esame successivo per accedere alla scuola media o fare l’avviamento o addirittura andare già a lavorare. La professoressa inoltre ci ha raccontato altre sue “avventure scolastiche” come quando nelle sale dei Cappuccini girava i quadri dei Papi perché gli alunni avevano paura che osservassero tutto quello che facevano; oppure la conquista del primo posto per le gare di lettura sia provinciali che regionali: i suoi alunni erano riusciti a leggere in 3 mesi 60 libri.  Infine ha terminato dicendo che “Solo la conoscenza ci rende liberi!”.

La grande scelta…
(tratto dal discorso del sig. Delle Noci)
Antonello Delle Noci, attuale assessore comunale ed ex-studente della scuola Olivieri ha raccontato in breve il suo percorso scolastico e si è soffermato soprattutto alle medie per dire che è il periodo della "grande scelta" che ti porterà a decidere cosa fare in futuro. Lui dopo le medie ha frequentato il liceo scientifico e poi l'università per laurearsi in economia e commercio, e tuttora studia perché secondo lui imparare è la cosa più bella del mondo.

Commento personale
(commento dell’autore Simone Cangiotti)
Sinceramente all'inizio non ero al corrente di chi fosse esattamente Annibale Olivieri, e soprattutto perché la nostra scuola si chiamasse proprio così. Io credo che sia importante, oltre al presente, conoscere la storia e le nostre radici. Sono sicuro che prima o poi visiterò sicuramente la”Biblioteca Oliveriana” e approfondirò la vita di Olivieri.



                                                             Annibale degli Abbati Olivieri

Post di Simone della classe 2 A



martedì 5 giugno 2012

Al Museo della Linea dei Goti


Lunedì 14 maggio ho capito quanto è stata coinvolta la mia Provincia nella seconda guerra mondiale!Insieme alla classe 3D e ai prof. Renili e Nocelli,siamo andati a visitare il museo della linea gotica a Montegridolfo, perché l'entroterra pesarese è stato teatro di numerose battaglie. Dopo lo sbarco degli alleati in Sicilia il 10 luglio 1943,l'Italia si è divisa in due:a sud c'erano gli Alleati,a nord la Germania e gli altri stati dell'Asse;Hitler così,incomiciò ad aver paura e organizzò un piano di difesa:la costruzione di una linea gotica che partiva da Massa e finiva a Pesaro.
Considerata all'inizio indistruttibile,piano piano fu distrutta dagli Alleati e noi a Montegridolfo abbiamo i resti delle battaglie combattute in questa linea.
Hitler la chiamò gotica perché il popolo dei Goti era stato protagonista nel Sacco di Roma,ma ancora lui non aveva calcolato il patriottismo dei soldati inglesi,in particolare del Tenente Norton,che il 31 agosto 1944 ha sfondato le linee tedesche e ha permesso agli alleati di entrare nel castello di Montegridolfo.Questo fu l'atto che segnò la sconfitta tedesca e che fece avanzare l'armata alleata fino alla liberazione di Rimini e San Marino nel 1944 .Il merito di questa impresa non va però solo attribuito agli inglesi perchè anche le colonie hanno fatto la loro parte:il Nepal ha schierato tantissimi soldati,i Gurkha,che nonostante la loro arma bianca,il cukri,si sono fatti valere anche se sono ritornati in patria in pochissimi.
La battaglia era in mano agli alleati,quindi ai tedeschi rimaneva solo una cosa da fare....ottenere il consenso del popolo italiano;il modo ideale per farlo era la propaganda,che era notevolmente in grado di spostare la volontà di un popolo. Al museo ci sono stati mostrati dei famosi manifesti,che erano del tutto estranei alle nostre idee,ma che comunque hanno ottenuto risultati. Uno recitava: “Vi occupiamo per il vostro bene,ma chi si ribellerà verrà giustiziato!”;piano piano però i ribelli aumentavano e la Germania mostrava il “pugno di ferro”e reprimeva ogni assalto. Venivano insultati molto anche gli Alleati,soprattutto russi e inglesi;dei russi veniva detto che anche se non partecipavano attivamente alla guerra,le loro idee penetravano,mentre i “Liberators”inglesi,ovvero i soldati che bombardavano per obiettivi militari,venivano accostati ai bambini e alla loro salvezza in caso di bombardamento. Eh si,le bombe!Erano quelle le vere responsabili della morte di tutti quei civili nella Seconda guerra mondiale!Ci è stata data un'importante testimonianza a riguardo da parte di un ex maestro,che ha vissuto la guerra da piccolo proprio nella linea gotica. Il sig. Casoli ci ha raccontato due tragedie e un dramma e tutte e tre lo riguardavano da vicino .Nella prima tragedia la protagonista è una bambina,che ha trovato una specie di bicchiere con una pallina dentro e giocando ha scoperto che era una bomba incendiaria,ed è morta sul colpo;il fatto strano è che prima della bambina la bomba l'avevano trovata Casoli e suoi amici e proprio loro l'avevano nascosta!
La seconda tragedia riguardava una bomba da mortaio che proveniva dalle casse dei militari, e con questa ci giocavano dei bambini; per sbaglio una è caduta e ha provocato 1 morto e due feriti!
Il dramma invece riguarda un caro amico di Casoli che,trovato un fucile,andò a caccia,ma con la pioggia che scendeva si scordò di tenerlo alto e azionare la sicura;scavalcando una staccionata così,gli si inceppò il fucile e partì il colpo che gli mozzò una gamba. Si salvò per miracolo grazie ad un ospedale da campo nelle vicinanze.
Tutte queste storie ci fanno capire che a quei tempi i bambini,che non conoscevano i pericoli,giocavano con qualunque cosa e si divertivano anche con le bombe. Più gravi erano però gli adulti-dice Casoli- perché di disastri ne combinano anche loro e non sono scusati!
Dopo queste in parte divertenti testimonianze,abbiamo fatto il laboratorio,che prevedeva di analizzare dei documenti e rispondere alle domande relative alle schede.
Gli argomenti erano la scuola e lo sport e io ho lavorato sulla riforma scolastica di Giovanni Gentile. Ho trovato molte differenze dagli anni 20 a oggi,ma anche alcune attinenze,perché è stato proprio Gentile ad applicare un completo studio delle materie classiche e a sottolineare l'importanza dei licei,perché a quei tempi solo dopo aver fatto quelli potevi andare all'università!
Questa esperienza l'ho trovata molto interessante,ma il museo deve essere visitato periodicamente,perché sono ancora attivi gli scavi e ancora si cerca di scoprire i dettagli della Seconda guerra mondiale nell'entroterra pesarese.


Post di Filippo della classe 3 A

domenica 3 giugno 2012

Musicicliamo !


Noi ragazzi della I H, durante il primo quadrimestre, il giovedì pomeriggio, abbiamo partecipato a “Musicicliamo”: laboratorio di riciclo. Il lavoro è stato diviso in 2 parti: una teorica e una pratica. Nella prima abbiamo riflettuto sul problema dei rifiuti: innanzi tutto sarebbe meglio produrne meno e anche noi possiamo impegnarci, nel nostro piccolo, in questo. Poi è importante eseguire la raccolta differenziata per poter riciclare le materie prime quali vetro, carta, plastica che per essere prodotte hanno bisogno di molta energia. Così facendo si potrebbero ridurre le discariche  e gli inceneritori.
 Durante il laboratorio pratico abbiamo costruito degli strumenti musicali (chitarre, maracas, alberi della pioggia, tamburi,flauti...) e altro (porta candele, vasi, contenitori, orti in miniatura) con materiali che abbiamo trovato in casa e che sarebbero stati gettati: carta, plastica, vetro, legno...invece hanno riacquistato nuova vita. Questa non è stata solo un’attività solamente istruttiva ma anche un momento di divertimento: ci siamo sbizzarriti e abbiamo scatenato la nostra fantasia, la cosa che a noi ragazzi piace fare di più.
Abbiamo capito che riciclare è importante come segno di rispetto per l’ambiente e quindi soprattutto per noi stessi e per le generazioni future.




Post degli alunni della classe 1 H                                                                                                      

martedì 15 maggio 2012

"Esempi da seguire: ce lo ha insegnato Rita Borsellino"



A quasi venti anni dalla loro morte ci è stato chiesto: “Chi sono per voi Paolo Borsellino e Giovanni Falcone?”. Non è facile per noi rispondere a questa domanda. Non è come con Michael Jackson che quando è morto per un anno ci hanno riempito la testa. Quando i due magistrati sono morti , noi non eravamo ancora nati, perciò tutte le nostre conoscenze su di loro si basano su libri ed articoli di giornale che abbiamo letto in questo periodo.
Per noi è difficile capire dove hanno trovato tutto quel coraggio e quella generosità per stare dalla parte delle vittime e farsi un nemico molto più grande di loro, la mafia.
Dopo l’incontro con Rita Borsellino, Paolo e Giovanni sono diventati esempi da seguire e rispettare. Ce li immaginiamo come due uomini semplici, che prendono un caffè prima di andare al lavoro, ma consapevoli del pericolo che corrono anche solo andando a fare la spesa, e che trovano la felicità in piccole cose quotidiane, per noi scontate: una serata al cinema, una cena con gli amici, una nuotata in piscina.
Ci piacerebbe conoscere due uomini così tenaci, capaci di mantenere e difendere i propri ideali, anche in una società superficiale e materialista come la nostra.


Elisa Scovazzi, Matteo Santise, Luciano Camilli e Giulia Gallo della classe 2 H Scuola Media Peyron-Fermi di Torino.
Articolo tratto dal quotidiano La Stampa di Torino del 13 maggio 2012.

Senzatomica


Di recente la nostra classe si è recata in visita alla mostra “Senzatomica”.Abbiamo iniziato la visita con un gioco. Con un lungo filo abbiamo creato una rete. Il gioco è servito a farci capire che noi siamo tutti collegati e per ogni azione c’è una conseguenza; infatti se uno di noi lasciva il filo, lo perdevano anche gli altri. All’ingresso della mostra la guida ci ha mostrato “l’orologio dell’apocalisse”, ideato nel 1947 da due scienziati. Indica quanto tempo resta alla mezzanotte, cioè alla fine del mondo ( quando le bombe atomiche esploderanno); adesso siamo a 5 minuti da mezzanotte, mentre nel 2010 eravamo a soli 6 minuti dall’apocalisse. Siamo sempre più vicini alla guerra atomica.
Secondo molti scienziati, ma non solo, le scoperte sulle bombe nucleari non dovrebbero essere utilizzate militarmente. Quando esplode una bomba nucleare l’energia termica,meccanica e radioattiva che sprigiona è tanto grande  da distruggere tutto in una vastissima area. La bomba nucleare è di per sé un crimine contro l’umanità: il calore che sprigiona scoppiando è tale da trasformare la sostanza organica di cui sono fatti gli uomini ( carbonio,idrogeno,ossigeno e azoto) in gas, facendo letteralmente scomparire gli esseri viventi da vaste aree e causando in aree contigue, altrettanto vaste, un numero altissimo di ustionati e politraumatizzati che giungono a morte con atroci sofferenze.
Basterebbero 19 miliardi di dollari all’anno per eliminare la fame nel mondo; 12 miliardi di dollari annui potrebbero garantire la scolarizzazione a tutti i bambini della Terra; 23 miliardi di dollari all’anno potrebbero fermare la diffusione dell’AIDS e della malaria.
Molto spesso la rabbia e la violenza nella sfera privata provoca rabbia e guerre nel mondo.
Durante la visita c’è stata una simulazione di una esplosione atomica a circa 70 km e in qualche senso,anche se era una simulazione faceva molta paura e questo ci ha fatto capire che le conseguenze sono illimitate Secondo me le bombe atomiche non dovrebbero mai essere usate, non dovrebbero nemmeno esistere. Mi è piaciuto tantissimo vedere questa mostra perché ti fa capire l’importanza della pace nel mondo.




Post di Karina della classe 3A

Che emozione...


Che emozione conoscere un motociclista professionista!!! Simone Grotzkyj Giorgi è venuto nella nostra scuola a parlarci della sua interessantissima ed emozionante storia e i sacrifici  che ha dovuto affrontare per arrivare al suo livello. Simone ci ha raccontato che Lui era come uno di noi, un ragazzino che ha frequentato la nostra scuola, le elementari alla Largo Baccelli e le medie all’Olivieri. La sua passione per le moto è iniziata quando, girando con il padre, vide per la prima volta una minimoto.
Lui dopo quel giorno non si staccò più dalla sua minimoto. Simone ha fatto molti sacrifici, per esempio lasciare gli amici per correre con le moto all’estero e rinunciare ad un anno di scuola perché bocciato per le numerose assenze. Lui ha avuto anche un grave infortunio mentre faceva allenamento con una moto da cross.
Nonostante i suoi sacrifici non ha mollato mai ed è arrivato ad essere un Campione.
Secondo me, Simone, parlandoci della sua vita ci ha fatto capire che se hai un sogno o una meta a cui devi arrivare, bisogna essere tenaci e convinti di quello che fai per poter affrontare gli ostacoli che ci si presentano davanti.


Post di Federico della classe 2 A.

mercoledì 9 maggio 2012

Incontro con il Campione Daniel Hackett


Devo dire la verità:non seguo molto il basket,ma se lo faccio è solo perchè sono pesarese!Oggi però,la guardia e capitano della Scavolini Siviglia Pesaro Daniel Hackett,ci ha dimostrato che un campione non è perfetto e soprattutto che lo sport non è la cosa più importante. I modelli di vita si devono avere,ma l'importante è non abbandonare i precetti fondamentali per seguirli. Lui ci ha dimostrato tutto quello che ci ha detto il prof.Renili durante i tre anni,ma soprattutto nel terzo:la vita infatti,è fatta di scelte e di sacrifici e questi all'età di 14 anni non si possono affrontare da soli.
Lui ha scelto di andare a giocare in America,ha dovuto lasciare tutti i suoi amici,ma la sua famiglia lo ha sempre sostenuto -è stata sempre molto presente- ha ribadito lui stesso.
Io penso che non ci dobbiamo identificare con il Daniel Hackett giocatore della Scavolini,ma con il Daniel Hackett alunno di terza media che pur essendo un ottimo giocatore di basket,ne combinava anche lui di casini!!La devozione alla chiesa e alla famiglia però gli hanno trasmesso i valori giusti per raggiungere i suoi obiettivi.
“....i sogni non si devono mai mettere da parte,bisogna tenerli vivi e cercare di realizzarli....”.


Il Campione Daniel Hackett beato tra gli studenti della 3 A.

Post di Filippo della classe 3 A

domenica 6 maggio 2012

IL Presidente della Repubblica nella mia città!


Il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, è arrivato a Pesaro, la mia città, per partecipare ad una cerimonia pubblica in occasione del 25 aprile.
Non posso certo mancare all’incontro che avrà con i cittadini in Piazza del Popolo e la mia scuola mi ha dato questa opportunità. Quando la professoressa Angelotti mi ha proposto di assistere al discorso del nostro Presidente, io ho accettato con entusiasmo.
Alle 10,45 l’appuntamento con i miei compagni, le professoresse Angelotti, Tresi e il professor Nocelli,in piazzale Matteotti per poi recarci al punto a noi destinato nella piazza.
Sono già emozionato mentre camminiamo tutti insieme. Siamo al nostro posto e aspettiamo….Poi finalmente è il momento!
L’Inno d’Italia, gli onori militari, gli applausi accolgono il Presidente! Poi le sue parole:
“Dinanzi alla crisi che ha investito l’Italia e l’Europa abbiamo bisogno di attingere alla lezione di unità nazionale che ci viene dalla Resistenza, e abbiamo bisogno della politica come impegno inderogabile che nella Resistenza venne da tanti riscoperto per essere poi quotidianamente praticato. Ci si fermi a ricordare e a riflettere, prima di scagliarsi contro la politica”.
Un applauso ha accolto questo discorso. E ancora:
“Abbiamo bisogno di attingere alla lezione di Unità Nazionale che ci viene dalla Resistenza e abbiamo bisogno della politica come impegno inderogabile. Occorre impegnarsi perché dove si è creato del marcio venga estirpato, perché i partiti ritrovino slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo”. Così ha detto il Presidente tra gli applausi della folla.
E’ stato un incontro molto interessante, come gli argomenti trattati anche se vari passaggi del discorso sono stati difficili, perché legati a conoscenze storiche e politiche che non ho ancora. In particolare mi hanno colpito le parole del ragazzo di Parma morto a diciannove anni per la libertà del nostro Paese, ricordate dal Presidente:”…la gente qualunque deve impegnarsi nella politica e combattere per quello in cui crede!”.
Resistere sotto il sole, fermo, prima ad aspettare che il Presidente arrivasse, poi ad ascoltare i vari discorsi delle personalità politiche che hanno parlato prima di Lui, non è stato facile, ma alla fine sono stato ricompensato: l’ho visto dal vivo, addirittura mi ha stretto la mano e mi ha concesso un suo autografo. E’ stato per me un vero onore!
Per tutta la giornata ho raccontato l’esperienza ai miei genitori, ai miei nonni e ai miei amici.

Viva il 25 aprile! Viva l’Italia! Viva il nostro Presidente!

Post di Lorenzo T. della classe 2 A.

Benvenuto Presidente!


Quest’anno l’Italia festeggia il 67esimo anniversario della Liberazione del regime nazi-fascista. Di solito il Presidente della Repubblica ogni 25 aprile, nella capitale, ricorda gli eventi passati raccontando la storia d’Italia e le raccomandazioni per il futuro, per un Paese migliore. Quest’anno, oltre che a Roma, è venuto anche a Pesaro in piazza del Popolo per festeggiare con noi!
La nostra scuola non poteva mancare e 7-8 alunni per classe sono venuti ad assistere da vicino a questa manifestazione.
L’appuntamento era per le ore 10,40 in piazzale Matteotti con i nostri prof ed io insieme ai miei compagni ci siamo incontrati prima per incamminarci insieme, con un piccolo break in pasticceria.
In piazza,nel palco riservato, erano presenti con alcuni Partigiani,le Autorità Civili,Militari e Religiose della Provincia, il Presidente del Consiglio regionale e i Parlamentari di tutti i Partiti.
Ha reso gli onori militari un picchetto interforze formato da Esercito, Marina, Aviazione,Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza.
Il Presidente, finito il discorso, è venuto a stringerci la mano e a fare degli autografi.
Questo incontro, secondo me, è stato importante per tutti, soprattutto per gli studenti che adesso o i prossimi anni studieranno la storia della nostra Nazione.


Post di Simone della classe 2 A

giovedì 26 aprile 2012

Stretta di mano


Oggi,25 aprile 2012, nel 67° anniversario della liberazione d’Italia, il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha fatto visita a Pesaro per onorare questo importante giorno.
Durante la cerimonia sono intervenute molte autorità. Hanno preso la parola il nostro Sindaco Luca Ceriscioli, il Presidente della Provincia Matteo Ricci, il Sindaco di Sant’Angelo in Vado Settimio Bravi e il Presidente del Consiglio Regionale Vittoriano Solazzi.
Il Presidente Giorgio Napolitano ha fatto un bel discorso ricordando i Caduti della Resistenza. Ci ha detto che la politica non deve essere curata solo dalle autorità ma anche dai cittadini che non possono e non devono disinteressarsene. Prima di scagliarsi contro di essa bisogna ricordare e ripartire dagli eventi che oggi si celebrano.
Il Presidente ha esortato la classe politica a lavorare per estirpare il marcio al suo interno. Per uscire dalla crisi è necessaria una coalizione di uomini e forze restando uniti proprio come nella Resistenza. I partiti anti-fascisti di allora hanno avuto un ruolo fondamentale nella Liberazione. Ora serve che i partiti di oggi ritrovino quello slancio e quell’impegno perché abbiamo bisogno della politica per continuare ad essere un’Italia Unita.
Parole chiave del discorso sono state:Rinnovamento, Fiducia, Unità.
Il Presidente ha concluso dicendo:”Viva la Resistenza, Viva l’Italia” tra gli applausi generali.
Dopo aver stretto la mano e salutato le autorità è sceso dal palco per salutare noi ragazzi delle scuole.
Caro Presidente della Repubblica Italiana è stato un vero onore stringerle la mano!

Post di Alice della classe 2 A.

mercoledì 25 aprile 2012

Il 25 aprile 2012 a Pesaro


Alunni dell’Istituto “A.Olivieri”,con la Prof.ssa Miriam Angelotti, in piazza del Popolo,in occasione della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la celebrazione del 67° anniversario della Liberazione ( 25 aprile 1945 ).



Calavita/Infophoto
Dal sito multimedia.quotidiano.it de “Il Resto del Carlino” (ed. Pesaro).

mercoledì 18 aprile 2012

Il cioccolato ( seconda parte )

Venerdì 30 marzo si è svolto il secondo incontro con Lara,l'esperta che ci ha parlato del cioccolato. Rispetto al primo incontro questo è stato più specifico,infatti abbiamo analizzato prima di tutto il  frutto del cacao,la cabossa.
Questo frutto è molto particolare perché cresce solo 20° a nord e 20° a sud dell'equatore,ma anche perché non ha meccanismi spontanei di apertura come ad esempio la noce, che se marcisce si apre.
Le cabosse da verdi diventano viola e in seguito arancioni nel corso della maturazione.
In natura esistono tre tipi di albero di cacao:
-il forastero,che è il più produttivo(40 semi per fava)e quindi anche il più economico;
-il trinitario,che ha 30 semi per fava.
-il criollo,che produce i semi più pregiati (20 per fava)e di conseguenza è il più costoso. i suoi semi inoltre, sono ricchi di endorfine che hanno un potere stimolante sul nostro organismo. Ovviamente il cioccolato per essere ricco di endorfine bisogna che abbia i tre ingredienti fondamentali:zucchero,pasta di cacao e burro di cacao.
In seguito abbiamo analizzato la filiera del cacao che si riassume in queste fasi:
1)la fermentazione della polpa e dei semi;2)torrefazione dei semi(tostatura);3)macinatura,che trasforma i semi in una pasta;3)separazione del burro di cacao dalla polvere(fusione);4) concaggio,ovvero il passaggio che produce il cioccolato e mischia zucchero,polvere di cacao e burro di cacao con lecitina di soia;5)passaggio negli stampi;6)tavoletta di cioccolato.
E' importante però notare che la soia con la quale si produce la lecitina è un o.g.m,infatti se noi volessimo avere una cioccolata senza l'aggiunta di lecitina di soia,dovremmo comprare del cioccolato biologico o se no che abbia il marchio Fair Trade,che ci indica che proviene dal commercio equo e solidale che garantisce anche la giusta paga ai lavoratori senza sfruttarli.
Oggi poi sappiamo anche la percentuale minima di cioccolato che deve avere una tavoletta per essere fondente(62%),al latte(32%) oppure extra fondente( più di 62%)
o finissimo al latte (32%)o bianco(senza polvere,con solo burro)
Dopo la teoria abbiamo fatto un esempio pratico sul cioccolato con un gioco di ruolo:nel Parlamento Europeo si sta cercando di varare una legge sul cioccolato e si deve scegliere fra il cioccolato puro e quello con l'aggiunta di grassi vegetali ascoltando prima delle testimonianze di persone che lavorano nei rispettivi campi. Un gruppo faceva i testimoni e io e il resto della classe facevamo il Parlamento Europeo.
Dopo aver ascoltato tutte le storie dei testimoni noi abbiamo dato il verdetto scegliendo per la maggioranza il cioccolato puro,anche a costo di diminuire le multinazionali perchè a mio parere non si possono sotituire le aziende artigianali che fanno la storia di un Paese e,soprattutto sono queste che gli danno ricchezza.Un Paese da una multinazionale ci ricava poco.
Al vero Parlamento Europeo però non è andata proprio nello stesso modo anzi,nel 2001 ha deciso che nel cioccolato si può mettere massimo 5 % di grassi,a scapito delle aziende artigianali e a favore dell'economia,perche ormai questa conta di più delle idee e della politica.
Dopo questi due incontri posso dire di aver imparato molte cose nuove sul cioccolato e,sicuramente quando dovrò scegliere tra le varie tavolette guarderò prima di tutto l'etichetta,ma ripenserò anche al lavoro che abbiamo fatto.


Post di Filippo della classe 3 A.

Il cioccolato (prima parte)

Venerdì 23 marzo io e la mia classe ci siamo recati alla Coop per discutere e soprattutto farci spiegare alcune cose sul cioccolato. L'esperta Lara appena arrivati ci ha dato un cioccolatino,che sarebbe stato l'argomento dell'incontro. Per prima cosa abbiamo lavorato su ciò che notiamo appena lo vediamo:la carta. Il suo nome però non fa riferimento a ciò di cui è composta,infatti era fatta di alluminio plastica e anche carta.
Abbiamo riflettuto a uno ad uno questi tre materiali partendo dalla carta. Lara ci ha mostrato la sua filiera ovvero il suo ciclo di lavorazione:dagli alberi,materia prima, si ricava la cellulosa,che a sua volta viene raffinata lavata e sbiancata o con cloro o come si fa adesso,con acqua ossigenata;la carta che si ricava dalla cellulosa pura è molto resistente e di conseguenza più costosa,è per questo infatti che possono essere utilizzate altre paste dette semichimiche che però diminuiscono la qualità del prodotto.
Il punto è però che tutto questo dispendio di energie noi lo ritroviamo in un semplice cioccolatino quindi la cosa più giusta sarebbe riciclare la carta per risparmiare alcuni passaggi di lavorazione.
Lara poi ci ha illustrato il ciclo di lavorazione dell'alluminio,altro materiale presente nella carta del cioccolatino. La sua produzione è incominciata alla fine dell'800 grazie ad un minerale, la bauxite,da cui, attraverso un processo elettrolitico e chimico si estrae e si ottiene una polvere di alluminio,detto primario. Dopo questo notevole consumo di energia c'è il trasferimento nella fabbrica che produce semilavorati e dopo,le lamine verranno portate in una fabbrica manifatturiera che produrrà beni di consumo. La vita del prodotto è breve perché noi appena prendiamo una lattina,il tempo di consumazione è altrettanto breve,e tutto il lavoro che c'è stato sopra smarrisce, a meno che attraverso la raccolta differenziata non eliminiamo i passaggi più dispendiosi di energia.
Infine,ci è stato mostrato il ciclo di lavorazione dell'ultimo materiale presente nella carta del nostro cioccolatino:la plastica.
Come sappiamo tutti la plastica deriva dal petrolio e la sua estrazione comporta un notevole spreco di energia,ma questo è solo poco in confronto a quello che succede quando produciamo plastica;infatti,dalla composizione degli idrocarburi necessari, si formano le cosiddette polveri sottili dannose per noi e per l'ambiente.
La plastica che noi troviamo nella carta del nostro cioccolatino però,non è che frutto di un'altra lavorazione che produrrà PE,PP,PVC,PET......
Questo ci fa riflettere sul lavoro che c'è dietro una cosa così semplice e ci invita anche a fare la raccolta differenziata.
Ancora però del cioccolato vi ho presentato solo la parte non commestibile,ma l'esperta dopo ci ha affidato il compito di scendere al supermercato e di cercare due tipi di cioccolato che sia o per bambini o per adulti o ecologico;il mio gruppo ha cercato il cioccolato per bambini e ha trovato un ovetto di Dragon Ball e un wafer di Hello Kitty,non facendo in parte però la scelta giusta.
Infatti il cioccolato aveva un target per bambini ma non era proprio un sano cioccolato;esso deve avere i seguenti ingredienti:polvere o pasta di cacao,burro di cacao e zucchero,e i nostri prodotti non gli avevano tutti e questi erano sostituiti da surrogati che però,non avevano niente a che fare con loro. Il cioccolato che abbiamo preso noi è di fatto per bambini,ma solo fuori,dentro invece è per lo più scadente.
Lara ci spiegato che un per comprare un buon cioccolato dobbiamo semplicemente guardare l'etichetta,perché su quella c'è scritta la verità.
In un semplice cioccolatino c'è una storia,non ci resta che gustarne uno veramente buono e riflettere su dove buttare la carta.


Post di Filippo della classe 3 A