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sabato 15 ottobre 2016

Smartphone e l'ossessione notturna.I ragazzi si svegliano per controllarlo

Un adolescente su due controlla ossessivamente il cellulare anche di notte. E uno su 10 lo fa almeno 10 volte per notte: è quanto emerge dalla ricerca condotta su quasi tremila ragazzi tra gli 11 e 18 anni, da Digital Awareness UK, segnalata dalla Bbc.
TUTTI CONTROLLANO I SOCIAL Succede in Inghilterra secondo il campione di ragazzi intervistati ma il fenomeno è diffuso anche in Italia. Cosa fa dunque il 45 per cento degli intervistati che guarda il cellulare a letto? Quasi tutti (94%) lo fanno per controllare i social media, uno su dieci dichiara di sentirsi stressato per perdersi qualche notifica se non controlla prima di dormire. Tre su quattro usano il cellulare di notte per ascoltare musica, e il 57% per guardare film. Un terzo dei giovani intervistati racconta che i loro genitori non siano a conoscenza di questo loro uso notturno del cellulare.
L’ ALLARME DEI PRESIDI Tutto ciò ha un impatto sulla salute e il rendimento scolastico, dato che i ragazzi arrivano a scuola già stanchi e faticano a concentrarsi.
Il 68% dei ragazzi infatti dice che il controllo notturno dei cellulari influisce sul loro rendimento, un quarto si sente stanco durante il giorno. Serve quindi, raccomanda l’organizzazione, un”digital detox”, cioè una disintossicazione digitale, mettendo il cellulare via e lontano alla camera da letto già un’ora e mezzo prima che faccia buio.
Esistono inoltre delle app che mostrano quanto tempo si trascorre al cellulare, che consentono anche di restringerne l’uso.




Articolo tratto dal Corriere della Sera del 7 ottobre 2016 firmato Redazione Scuola.

mercoledì 5 ottobre 2016

Cari ragazzi, sfiorate il tablet ma mettetevi a studiare

Un gioco attraente, che si apre a mille combinazioni, suscita sorprese, stimola la curiosità e la ricerca, è ricco di elementi e svolgimenti, colmo di immagini che si possono catturare, conservare, inviare, ma permette anche di avviare gare e competizioni; è divertente, ottiene una partecipazione emotiva perché regala soddisfazioni, e insieme sviluppa capacità e abilità mentali e operative. Ebbene questo gioco è nelle mani di tantissimi, oserei dire di tutti i ragazzi e gli adolescenti di oggi.
Una volta che è a portata di mano, comodissimo, per avviare il gioco basta sfiorare la superficie vitrea che lo copre: si chiama smartphone o tablet.
Ecco: a questi ragazzi, così gratificati, provate a ricordare di mettersi a studiare!


Articolo di Cesare Viviani pubblicato sul settimanale “Sette” del Corriere della Sera del 2 ottobre 2016.

domenica 25 settembre 2016

Il bullo attacca perché ha paura di se stesso

Gli adolescenti aggressivi in realtà proiettano sulle vittime un conflitto interiore con parti della propria personalità. Il web amplifica questa dinamica. La soluzione? L’attenzione. E lavorare sulla socialità.

Il bullismo è sempre esistito ma la causa che lo ha ulteriormente diffuso e potenziato va attribuita a Internet. La possibilità di nascondersi dietro un’identità fittizia costituisce un formidabile incentivo a esprimere impunemente le pulsioni erotiche e aggressive, dove la comunicazione è virtuale ma le conseguenze sono reali.
Come ogni leader, anche se negativo, il bullo interpreta le esigenze di gruppo e cerca di realizzare desideri che i seguaci, da soli, non riuscirebbero neppure a immaginare. Dietro comportamenti sprezzanti ed esibizioni di potenza rivela però un conflitto interiore con parti di sé che, non riuscendo a integrare, proietta sulle vittime: i coetanei affetti da inestetismi, i gay, gli handicappati, gli immigrati o il primo della classe, il famoso “secchione”.
I testimoni diretti o indiretti delle sue bravate, benché consapevoli di essere complici di un atto immorale e talora penalmente perseguibile, evitano di denunciare o testimoniare perché si identificano con lui. In ogni caso, dobbiamo considerare le condotte trasgressive dei ragazzi come richieste di aiuto.
Da parte sua la vittima, anche se innocente si vergogna, si colpevolizza e, temendo di suscitare uno scandalo, preferisce mantenere il segreto. Ma accade che il bullo sia una bulla e che, attraverso l’esclusione e la maldicenza, diretta o virtuale, riduca la perseguitata alla disperazione.
Il bullismo femminile, più sottovalutato e meno frequente di quello maschile, rimane spesso segreto anche se, psicologicamente, può risultare più devastante. Per aiutare le vittime occorre saper cogliere i segnali di malessere, anche indiretti: se improvvisamente cala il rendimento scolastico, considerano un incubo che rischia di cronicizzarsi.
Il cattivo uso della comunicazione rivela spesso gravi carenze nelle relazioni fondamentali. Di conseguenza, richiamare i ragazzi fuori dalle pareti domestiche, favorire le amicizie, offrire forme di partecipazione e d’impegno, è il modo migliore per contrastare la dominazione delle tecnologie.
Resta comunque il sospetto che, se avessimo potuto individuare precocemente il male di vivere che li opprime e intervenire efficacemente, avremmo potuto evitare molte sofferenze. L’attenzione è il contributo migliore che possiamo offrire all’evoluzione dei ragazzi, aiutandoli a far buon uso della loro aggressività.


Articolo di Silvia Vigetti Finzi da “La Lettura” del Corriere della Sera del 25 settembre 2016

giovedì 15 settembre 2016

L'agente:"I genitori guardino nei cellulari dei ragazzi"

Lisa Di Bernardino è una poliziotta, vicequestore aggiunto della polizia postale di Milano .Nelle sue giornate di lavoro ci sono storie di pedofilia, di cyberbullismo sessuale, sexting. Spesso sono storie di minori.
“E’ così. E’ chiaro che davanti ai rischi di Internet i minori sono più vulnerabili”.
Cosa possono fare i genitori per scongiurare quei rischi?
“Costruire un legame di fiducia e rispetto con i figli, tanto per cominciare. Però ci sono anche dei ruoli e fra i ruoli di un genitore c’è quello di tutelare i figli, anche da fatti penalmente rilevanti. Questo può voler dire entrare nella sua sfera privata”.
Cioè controllarla?
“Sì, ma non diamo a questo controllo accezione negativa. Parliamo di tutela e prevenzione, invece. Io voglio sapere se mio figlio scambia materiale che non dovrebbe attraverso il suo cellulare, voglio vedere i contatti della sua rubrica…”
E la privacy?
“Anche mio figlio, che è un adolescente, mi ha detto: mamma tu non rispetti la mia privacy. Gli ho risposto che non siamo alla pari e che io ho il dovere di controllare quello che lui fa. Chiedete a un genitore dov’è il telefonino de figlio quando va a dormire. Nessuno si preoccupa di prenderlo, lo credono al sicuro nella sua cameretta e magari lui sta mandando messaggi, foto, sta parlando con il mondo o sta vivendo un pericolo”.
Perché i ragazzini si scambiano video dai contenuti sessuali?
“Perché non c’è più il senso del pudore, anzi spesso c’è una gara a mostrarsi ma il fatto è che non si torna indietro. La nostra sfida come Polizia postale è riuscire ad entrare nelle teste di questi ragazzi prima che facciano clic, dare loro strumenti per fargli dire: mi devo fermare, questo non si cancella più dalla rete.
Quando la prudenza diventerà un automatismo culturale il gioco sarà fatto.
Articolo di Giusy Fasano pubblicato sul Corriere della Sera del 15  settembre 2016


sabato 28 maggio 2016

La Costituzione della Repubblica Italiana

Mercoledì 18 maggio, in aula magna, si è tenuto un incontro con la dottoressa Valeria Cigliola, Magistrato del Tribunale di Pesaro.
Per prima cosa Valeria ci ha chiesto cosa rappresentava per noi un Magistrato e noi abbiamo risposto che un Magistrato è colui che giudica e fa rispettare le leggi.
Ci ha poi spiegato che cosa era successo a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino.
Giovanni e Paolo erano due Magistrati che vennero uccisi  dalla mafia nel 1992.
Valeria ci ha spiegato che se noi ragazzi minori di 14 anni compiamo atti “come un reato” vengono chiamati i nostri genitori. Se abbiamo più di 14 anni possiamo giudicati dal Tribunale dei Minori.
Valeria ci ha poi spiegato e letto alcuni articoli della Costituzione. La Costituzione della Repubblica Italiana è la Legge fondamentale,ovvero il vertice nella gerarchia delle fonti di diritto dello Stato.
La Costituzione si basa su poche norme,12 articoli basilari,da cui derivano le Leggi che presentano sempre diritti e doveri. La nostra Costituzione è basata sul lavoro come dice l’articolo 4:”La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto a l lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.”
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società, quindi ogni persona ha il dovere di svolgere un lavoro.
Infine Valeria ci ha chiesto cosa sono e  a cosa servono le regole.
Le regole servono per stare bene con gli altri e per vivere in un mondo migliore.



Post di Ludovica della classe 3 A

Incontro con un Magistrato

Il 18 maggio è venuta a trovarci la dottoressa Valeria Cigliola che è un Magistrato.
L’argomento trattato era l’educazione alla legalità. Il Magistrato ci ha mostrato l’immagine che c’è davanti al tribunale di Pesaro.
Ci ha detto che è una foto importante perché fa vedere due persone veramente amiche e nella vita i veri amici sono pochi.
Il compito del magistrato è giudicare e fino a quando noi ragazzi non superiamo i 14 anni vengono “giudicati” i nostri genitori.
Diventati maggiorenni si può anche finire in carcere.
Per i minorenni esiste il Tribunale dei Minori che non ha solo il compito di condannare ma soprattutto di aiutare i ragazzi che hanno compiuto atti delittuosi.
La Costituzione della Repubblica Italiana è la Legge più importante nella quale sono scritti i diritti e i doveri. I primi dodici articoli sono fondamentali.
L’articolo 4 “dice “ che lavorare è un diritto. L’Italia è una Repubblica democratica basata sul lavoro. Ogni cittadino ha il dovere di contribuire, secondo le sue capacità e le sue preferenze, al miglioramento dello stato.
Venire a scuola è un diritto e noi abbiamo il dovere di studiare.
Le leggi servono per vivere bene insieme agli altri.


Post di Francesco della classe 1A

giovedì 28 aprile 2016

Ciao. Io non vi conosco...

Ciao. Io non vi conosco e voi non sapete chi sono io. Partiamo subito dal presupposto che io non uccido,non mi drogo e men che meno spaccio droga, armi o vendo persone. Questa lettera la scrivo per farvi capire a che punto siete arrivati. Siete criminali senza scrupoli, pensate di non aver niente da perdere ma tutto da guadagnare, siete impavidi, vi credete immortali perché ormai siete in tutto il mondo e perfino la polizia ha paura di voi… Voi uccidete…soprattutto persone che, come dite voi,”hanno visto troppo” vi arricchite alle spalle della povera gente, a cui fate pagare i famosi “pizzi” che ogni volta sono più alti e se non vi pagano voi sparate, sparate senza esitare…Vi chiedono un prestito e ve lo fate restituire con interessi stratosferici….Prendete poveri bambini dalla strada e fate loro dei “lavoretti” e li iniziate alla malavita, derubando il loro futuro…Tirate su cocaina dalla mattina alla sera, entrate e uscite di galera, rapite ragazzini e li costringete con la violenza a prostituirsi e poi i soldi ve li prendete tutti voi. Vendete droga a ragazzi che hanno meno di 14 anni…Girate sempre armati di  pistole e coltelli. Io avrei una sola domanda da farvi:perché? Per i soldi? Per il potere? Per l’onore? Per le soddisfazioni? Per obbedire ai vostri boss? Quante persone avete ucciso? Non vi vergognate mai? Pensate mai a questo? Pensate a quelli a cui avete tolto la vita? Alle persone che non potranno mai più giocare con i loro figli?  Che non vedranno mai i nipotini? La vita è una sola e non va sprecata.



Post di Giulio della classe 3A

Traffico di minori

Il mondo non è perfetto, gli uomini non sono perfetti e alcune volte commettono errori davvero gravissimi. Per me non ha senso far lavorare un bambino, non lo trovo normale; i bambini devono andare a scuola,imparare cose nuove, giocare, istruirsi, avere degli amici. Purtroppo nei paesi più poveri questo non succede e i bambini sono costretti a lavorare, a spezzarsi la schiena in due per pochi spiccioli. Questi bambini dovrebbero avere gli stessi diritti degli altri. Alcune bambine sono persino costrette a prostituirsi in cambio di soldi e gli uomini che ci vanno si dovrebbero vergognare… Il traffico di minori è un reato gravissimo ed è un fenomeno in continua espansione. Io mi ritengo molto fortunato perché ho una casa, una famiglia, vado a scuola, ho degli amici, ho da mangiare e da bere, insomma ho tutto e soprattutto ho dei diritti. Se ci penso sto male per quei bambini e penso ancora a quanto sono fortunato. Pensavo che il mondo fosse diverso, ma non è così, è pieno di cattiveria ed egoismo e si dovrebbe combattere più seriamente contro queste ingiustizie.




Post di Emanuele della classe 3 A

I diritti dei bambini

I diritti dei bambini sono violati in molti paesi del mondo, infatti bambini e ragazzi sono costretti a lavorare e spesso muoiono per l’eccessivo sforzo e le varie attività che il loro corpo non riesce a sopportare. I bambini vengono spesso usati per commettere crimini, come vendere droga o compiere furti.
A volte, vengono usati come soldati, obbligati ad andare in guerra, storditi con droghe e per questo vengono fatti rapimenti di massa oppure vengono minacciati e picchiati.
E’ anche molto grave il fenomeno della schiavitù. Molti minori vengono rapiti, venduti dalle famiglie perché non hanno i soldi e destinati alla prostituzione e alle adozioni illegali. Questo fenomeno è diffuso in Cina, Argentina, Sudafrica, Olanda, Germania e Italia.
Il lavoro minorile coinvolge sia i bambini che le bambine e attualmente i minori che lavorano sono 250 milioni. Ai bambini è negato il diritto di andare a scuola, giocare con gli amici, avere l’affetto dei genitori e sono costretti a lavorare molte ore al giorno a contatto con materiali pericolosi, rendendoli vittime di incidenti anche mortali. Sono usati per lavorare in fabbriche clandestine per produrre tappeti, palloni e tante altre cose senza ricevere niente, neanche la libertà perché se non svolgono il lavoro previsto vengono puniti e picchiati… Secondo me, lo sfruttamento minorile è una vera indecenza perché far lavorare o, per meglio dire, sfruttare i bambini, rovina la loro vita, fa perdere loro la speranza, la speranza di poter vivere una vita felice, fatta di giochi, scuola e di amore da parte della famiglia, fa perdere loro la speranza di una vita vera.



Post di Ludovica della classe 3 A

mercoledì 27 aprile 2016

Bambini sempre più digitali ma attenti alla solitudine

Benvenuti nell’era"digitale”, quella scandita da “io sono connesso, quindi esisto”, diventato ormai una priorità, un bisogno assoluto di una società innervata dai più disparati marchingegni tecnologici che rischiano di confinarci tutti in un recinto, un’agorà virtuale dove le persone comunicano molto, ma dialogano poco rischiando così di non comprendersi.
Amo la scienza, il progresso e l’innovazione tecnologica ma temo che un loro abuso possa trasformarci in un “dettaglio”, un banale dispositivo, per dare il via a una nostra progressiva disumanizzazione. Il cervello, così sollecitato, apprende e si adegua assumendo via via una nuova configurazione, assetto per diventare più digitale che può: rapido, efficiente, con circuiti neurali ultraveloci e sempre pronto a dare risposte, ma con meno empatia e tempi di riflessione. E’ questa la nuova ideologia che, inarrestabile, avanza e riguarda soprattutto i più giovani provvisti ormai di un “cervello digitale”, quello a trazione anteriore che rischia di non cogliere il nesso, la relazione causa-effetto dei loro gesti, azioni e conseguenze.
Se un mostro sacro come Steve Jobs, uno dei creatori, protagonisti indiscussi di questa rivoluzione tecnologica si spinse a proibire ai suoi figli l’uso di questi infernali strumenti nelle mura domestiche, c’è da riflettere.
Trovo indecente, inquietante vedere bambini spesso pienamente equipaggiati, in possesso di articoli tecnologici, già pronti e allevati a scalare l’intera filiera digitale pur di farli sentire omologati e connessi. A questa età il loro cervello è particolarmente sensibile e vulnerabile agli stimoli e alle sollecitazioni esterne di qualsiasi natura, perché impegnato nel compiere importanti tappe, passaggi evolutivi, per giungere poi a quello che sarà il cervello definitivo, provvisto di quell’equilibrio fondamentale tra il pensare e l’agire.
Può far comodo, a volte, disporre di una “badante digitale” che garantisce una identità artificiale, metallica, ma poi il prezzo che si rischia di pagare è quello di favorire la comparsa di disturbi, comportamenti bizzarri e una inspiegabile solitudine. E quando si è soli e soprattutto piccoli, il pericolo di cadere in qualche trappola o tentazione è sempre in agguato.


Articolo di Rosario Sorrentino pubblicato sul Corriere della Sera del 20 aprile 2016

sabato 16 aprile 2016

Droga a scuola. L'età che si abbassa.

“La droga a scuola è la nuova piazza della droga: un ragazzo su tre sotto i 15 anni ha provato una sostanza stupefacente. E’ una vera emergenza che va affrontata, con controlli ed educazione”. Il sottosegretario del ministero dell’Istruzione  Gabriele Toccafondi lo dice chiaramente:”La droga a scuola c’è, inutile negarlo”. E il caso del liceo Virgilio di Roma con i carabinieri  in cortile a ricreazione per arrestare uno studente spacciatore “purtroppo non è l’unico, anzi conferma un’emergenza che c’è da tempo in tutte le scuole d’Italia”.
Appena un mese fa durante un controllo al liceo Bassi di Bologna, i carabinieri hanno trovato 2 grammi di hashish in un bagno. Anche lì, come al Virgilio di Roma, gli studenti non hanno gradito e protestato. E proprio ieri a Tesero, Val di Fiemme (Trento), un 18enne è stato arrestato per aver spacciato droga ad un compagno di scuola minorenne. Il ragazzo è accusato di vendita di stupefacenti anche in altre scuole. “A sentire tutte le proteste di studenti e genitori-dice il sottosegretario Toccafondi- sembra che il problema siano i poliziotti e i cani antidroga a scuola, ma è sbagliato demonizzare i controlli e le persone in divisa quando nelle scuole non girano più solo droghe leggere ma pasticche, anfetamine e cresce il consumo di sostanze sconosciute”.
Ma comunque la cannabis resta la “preferita”: ne fa uso abituale il 26% degli studenti. Nelle scuole della provincia di Firenze, racconta Toccafondi, da un anno è partito un progetto sperimentale che prevede controlli da parte delle forze dell’ordine insieme con incontri di educazione per i ragazzi: “Arrivano medici,esperti dei centri Sert ma anche ex tossicodipendenti:testimonianze dall’alto ma anche da pari a pari”. Un esperimento locale “che potrebbe essere esteso a tutte le scuole d’Italia”, dice Toccafondi. “Di droga si deve parlare a scuola, i ragazzi vogliono sapere, ma noi-sottolinea la preside del Virgilio Irene Baldriga- abbiamo bisogno di aiuto, non può essere solo una questione del Virgilio”. E ieri mattina molti presidi e prof e genitori hanno partecipato al “caffè solidale “ davanti alla scuola in appoggio alla dirigente:” Mi ha fatto piacere, la mia è solo una battaglia per la legalità”.


Articolo di Claudia Voltattorni dal Corriere della Sera del 6 aprile 2016

sabato 9 aprile 2016

Il Trenoverde di Legambiente

Lunedì 14 marzo ci siamo recati alla stazione di Pesaro per visitare la mostra allestita nel Trenoverde 2016. L’obiettivo è quello di sensibilizzare le persone a non danneggiare l’ambiente. Gli ambienti sono tutti i luoghi che noi occupiamo: la nostra casa, i parchi e gli spazi pubblici in generale. Bisogna rispettare l’ambiente perché è il posto in cui viviamo.
Tutti i comportamenti dell’uomo hanno un impatto sull’ambiente, per esempio l’effetto serra. Attorno al nostro pianeta ci sono dei gas, i gas “serra” che lo avvolgono come un” imballaggio”. Questi gas fanno in modo che alcuni raggi, una volta entrati nell’atmosfera restino intrappolati; ed è proprio questo che ha reso il clima sulla Terra favorevole alla vita e ha permesso lo sviluppo dell’uomo. Quando questi ha cominciato a produrre quantità enormi di anidride carbonica, questa ha “ispessito” l’atmosfera facendo aumentare l’effetto “serra”con conseguente surriscaldamento globale e mutamenti climatici.
L’anidride carbonica viene prodotta bruciando combustibili fossili. Il 70% dell’energia che usiamo deriva direttamente o indirettamente dal petrolio, dal carbone e dal gas naturale. Solo il 30% da fonti rinnovabili come il solare, l’eolico, la biomassa, la geotermia.
Bisognerebbe riciclare di più per aumentare la produzione di anidride carbonica. Nel treno verde il pavimento era formato da pneumatici delle auto che possono essere usati anche per fare dossi artificiali, piste ciclabili, parchi giochi…
C’è un tessuto il “pile” che è prodotto partendo dalla bottiglie dell’acqua minerale.
I mezzi di trasporto più sostenibili,che non danneggiano gravemente l’ambiente,sono la bicicletta e il treno. L’autobus è più sostenibile dell’automobile che spesso trasporta una sola persona.
La mostra allestita nel treno verde dimostra la validità dello slogan dell’associazione Legambiente: “Pensare globalmente ed agire localmente”




Post di Lucia della classe 2 A

mercoledì 30 marzo 2016

Incontro con la Comunità Terapeutica "Tingolo libera tutti"

Anche quest’anno abbiamo incontrato alcune ragazze della Comunità Terapeutica Educativa Femminile “Tingolo per tutti” facente parte della Cooperativa sociale “L’imprevisto” di Pesaro.
Sono intervenute tre ragazze (Diana,Federica e Serena) accompagnate dal dott. Silvio Cattarina e dal prof. Paolo Benetti.

Riportiamo i commenti più significativi degli alunni delle classi 3 A ,3C e 3D.
La droga può causare dipendenza cioè bisogno di farne uso anche avendo la consapevolezza che fa male, che causa problemi fisici e psicologici. Per ragazzi e ragazze è molto semplice iniziare a fare uso di sostanze stupefacenti quando sono in compagnia: provano per divertimento, sottovalutando la pericolosità di queste sostanze e poi, senza rendersene conto, diventano dipendenti. Ascoltando le ragazze della comunità mi sono rattristata molto perché ho capito che tutte hanno sofferto… hanno sofferto prima, perché si sentivano sole e incomprese…hanno sofferto dopo, per riuscire a smettere. La droga non aiuta, distrugge!

Emma della classe 3A

Sono molti i ragazzi che fanno uso di droghe e abusano di alcolici per curiosità, per divertirsi o per sentirsi migliori. Molti sono quelli che si drogano per lasciarsi andare, per dimenticare, per smettere di pensare alla sofferenza che si portano dentro o che vedono attorno a loro. Le sostanze possono far apparire tutto ciò più semplice, possono sembrare la strada più facile per affrontare i problemi. Da combattere non c’è solo la droga ma il vuoto che le persone che la usano si portano dentro!

Pietro della classe 3A

La frase che mi ha colpito maggiormente è stata:”noi non siamo condannati dai nostri errori, non prigionieri di noi stessi”. Questa frase mi ha fatto riflettere e mi ha fatto capire che, anche se il destino ci pone degli ostacoli o ci prospetta una vita difficile, noi non dobbiamo essere succubi delle sofferenze e non dobbiamo per forza vivere nell’oscurità. Anche se il nostro passato non può essere cambiato, non significa che il futuro che ci spetta non possa essere stravolto in maniera positiva.

Nicole della classe 3D

Le ragazze della Comunità “Tingolo per tutti”, ci hanno raccontato le loro storie, le loro esperienze, accomunate da una sofferenza profonda, dall’allontanamento dalle persone che le amavano, dal senso di solitudine e ribellione alle regole. Le droghe e l’alcool annebbiano la mente e isolano dal mondo che ci circonda
.
Alessio della classe 3A

Questo incontro è stato, in parte, strano: non mi era mai capitato di sentir raccontare esperienze così forti direttamente da chi le ha vissute. Ho ammirato il coraggio delle ragazze, di parlare, di esprimersi davanti a tutti noi, non so se io sarei riuscita al loro posto. Vedendole, non penso che si siano rovinate la vita e non mi sento di discriminarle per il loro passato. Sono riuscite ad uscirne, tutti possono sbagliare, nessuno è perfetto, ma loro sono state forti, sono uscite grazie anche alla Comunità.

Diana della classe 3C

A volte ci si sente sfortunati, non apprezzati. Parlare con amici, genitori o insegnanti è l’unico modo per risolvere un problema… parlare. Quando si sta da soli ci si sente persi, tutto sembra insormontabile. La droga può far sentire leggeri, invincibili, pieni di energia ma è solo un’illusione. La Comunità ha aiutato queste ragazze a non sentirsi più sole. Certo smettere di drogarsi non è facile, ci vuole tanto tempo e tanta forza di volontà. Bisogna volerlo col cuore!

Alice della classe 3A

Perché in questo mondo non è possibile vivere serenamente? Perché ognuno pensa a sé? Perché le persone cercano qualcosa che le “riempia”, che le faccia sentire libere da ogni problema, libere di non dover pensare al domani? Siamo in questo mondo per sbagliare? Per cambiare? Per migliorare? Una cosa è certa: la droga non è la risposta giusta. Una volta che sei dentro è impossibile uscirne da soli. Le Comunità spesso rappresentano l’unica possibilità di vedere la luce dove c’è il buio, perché insegnano alle ragazze e ai ragazzi che ne sono ospiti ad accettarsi, a sentirsi utili, a parlare, ad amare la vita, a non sentirsi più soli, a condividere problemi e affrontarli, a crescere, a gestire il dolore, a fare amicizia, ad aiutarsi. La vita è solo una e bisogna godersela ma bisogna volersi bene e il bene è una grande responsabilità…


Maria Priscila della classe 3A

venerdì 25 marzo 2016

L'ex baby scommettitore:" Ero schiavo delle slot. Ho svuotato due libretti e venduto l'oro di papà"

La storia di un ragazzo milanese: “Così per sette anni sono stato malato di azzardo”
“Ho cominciato a giocare d’azzardo a 14 anni. Facevamo la schedina nell’intervallo a scuola. All’inizio era un passatempo”. E alla fine? “Alla fine avevo svuotato due libretti di risparmi, mio e quello della mamma”. Migliaia di euro bruciati in poker e slot machine. “Mi sono fatto anche dei debiti. Quando i soldi sono finiti, ho venduto l’oro che c’era in casa per continuare a puntare”. Nicola (nome di fantasia) fa il barista a Milano Oggi ha 21 anni. “Per sei sono stato malato. Malato di gioco”.
Che cosa ricorda delle prime volte?
“Ero all’ultimo anno di scuole medie. Il sabato pomeriggio andavo con i compagni alla Snai a puntare su serie B e Premier League. Mi giocavo tutta la paghetta”.
Il gioco d’azzardo è proibito ai minori. Come si aggirano i divieti?
“Entri, punti e nessuno ti dice nulla. Nelle sale scommesse non c’è alcun controllo. Quella dove andavo io era dietro la scuola”.
Le è mai stata rifiutata una giocata perché era minorenne?
“Mai”.
Quando è passato alle slot?
“E’ successo per caso. Un giorno ho infilato 5 euro in una macchinetta e ne ho vinti 850. Quella è stata la mia rovina?”.
Perché?
“Non mi sono più fermato. Se un giorno vincevo, il seguente mi rigiocavo tutto. Ero ossessionato dal pensiero di recuperare i soldi persi”.
Ma il banco vinceva sempre.
“C’erano momenti in cui pensavo:”Sono un idiota”. Ma dopo un paio d’ore stavo di nuovo puntando. Una volta ho perso 900 euro in un giorno”.
Poi ha toccato il fondo.
“ E’ successo quando ho preso dalla cassaforte la fede di mio padre e l’ho venduta per 100 euro. Quei soldi mi sono durati meno di dieci minuti alla macchinetta”.
La famiglia e gli amici erano a conoscenza del suo problema?
“No, mi vergognavo. Andavo a puntare da solo. Ne parlai con un amico anche lui scommettitore. Per aiutarmi mi regalò un salvadanaio, ma non l’ho mai riempito. Un giorno la mamma  me lo tirò dietro perché aveva scoperto tutto”.
Da quanto tempo non scommette più?
“Da quattro mesi. Neanche una schedina. E’ dura ma resisto. La famiglia e lo psicologo mi aiutano. Ma non posso ancora dire di essere guarito”
Che cosa direbbe al premier Matteo Renzi?
“Di farsi un giro in una sala slot tra ragazzini malati e anziani che si giocano la pensione in un pomeriggio. Uno Stato serio dovrebbe vietare queste cose. Ormai ad angolo di Milano c’è una sala slot. Io cambio strada per non passarci davanti”.
Cosa vuole fare da grande?
“Avrò un bar tutto mio. Sarà senza slot”.





Articolo di Gabriele Martini pubblicato dal quotidiano La Stampa il 24 marzo 2016

La paghetta finisce nelle slot machine: duecentomila adolescenti italiani malati

La legge non funziona. Aumentano i giocatori d’azzardo tra i 14 e i 19 anni. Il 7% riferisce di puntare soldi quattro o cinque volte a settimana.

Otto e mezza di mattina, tabaccheria nel centro di Torino. Il ragazzino indossa un cappellino con visiera e scarpe firmate. Avrà 14 anni, al massimo 15. Quando è il suo turno parla senza esitazioni: “Un miliardario”. Allunga 5 euro e si china sul bancone. Gratta. Non vince.
Nel paese dell’azzardo (87,8 miliardi di euro il giro d’affari nel 2015) le nuove leve di giocatori sono sempre più giovani. Tentano la fortuna al bar prima di sedersi tra i banchi di scuola, trascorrono pomeriggi nelle sale scommesse; dopo cena svuotano la carta di credito dei genitori nelle slot-machine per telefonini e tablet.
La percentuale di studenti nella fascia di età tra 15 e 19 anni che nell’ultimo anno ha giocato d’azzardo è in crescita: dal 39% del 2014 al 42% del 2015. Lo dice il Consiglio nazionale delle ricerche, in un’indagine che “La Stampa” ha potuto visionare in anteprima. L’esercito dei baby scommettitori (in prevalenza maschi: 51% maschi contro il 32% delle femmine) conta un milione e 200 mila adolescenti. Con un paradosso: in Italia il gioco d’azzardo è vietato per legge ai minorenni. Eppure.
I controlli sono quasi inesistenti e gli esercenti di ricevitorie e sale slot raramente chiedono la carta d’identità. Sempre più spesso, proprio come accade tra gli adulti, anche gli adolescenti si ammalano di gioco. Sono oltre 200 mila i ragazzi under 19 che puntano soldi quattro o più volte a settimana. Si tratta del 7% dei giovanissimi italiani. I giochi più diffusi sono gratta e vinci, scommesse sportive, Bingo e slot-machine.
Secondo i dati raccolti dalla Casa del giovane di Pavia nelle scuole lombarde almeno uno studente su due ha giocato d’azzardo.”L’accesso all’azzardo è sempre facile. Le app dedicate si moltiplicano e le macchinette sono ovunque”, spiga lo psicologo Simone Feder, animatore del movimento No Slot che da anni fa prevenzione nelle scuole. “ I ragazzini mi chiedono:”Se fa male, perché è legale?”.
Il problema non è rappresentato soltanto dai soldi che buttano, ma dal tempo che sprecano”. Tempo sottratto alla vita.


Articolo di Gabriele Martini pubblicato sul quotidiano La Stampa il 24 marzo 2016.