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sabato 28 dicembre 2013

Commenti all'incontro con le ragazze della comunità

Per noi quest’incontro è stato una grande esperienza ;sono felice di aver potuto ascoltare. Sono rimasta molto colpita da ogni cosa che raccontavano e ho riflettuto a lungo anche su di me e sul mio futuro.
Ho capito che ci sono ragazzi con dei problemi davvero seri e preoccupanti,che alla mia età penso sia meglio essere indecisi ed insicuri sulle scelte e su cosa pensare,anziché essere sicure come lo sono state loro.
Erano certe ma su cose sbagliate,erano sicure che nessuno le potesse aiutare e si ribellarono a tutto pensando fosse giusto,invece presero la strada più sbagliata.
Ho riflettuto anche su quanto possa essere importante il sostegno di un adulto,di un genitore,anche se spesso noi vogliamo fare tutto senza di loro.
Ho una buona opinione sulle comunità perché, grazie ad esse,vengono salvati tanti ragazzi. Penso però che sia molto difficile uscire dalle comunità e mi ha colpito il tanto coraggio necessario per raccontare tutto ciò che si è vissuto di sbagliato nella propria vita.

Post tratto dalla relazione di Cristina della classe 3 I


E’ molto facile trovarsi dentro la tossicodipendenza,uscirne è difficile perché perdi anche la dignità.
A una persona,anche se ha battuto la testa ed è caduta, va data la possibilità di rinascere e ricominciare.
Questo è stato l’incontro più bello da quando sono alle medie. Le ragazze si sono preparate benissimo,hanno superato le difficoltà iniziali di parlare davanti a noi e si sono commosse quando hanno parlato di loro stesse.
Be’ forse quella è stata la parte più bella perché molti di noi si sono commossi ed anche io ho avuto i brividi.

Post tratto dalla relazione di Tommaso della classe 3 A.

Il colloquio con queste ragazze mi è piaciuto molto,è stato emozionante.
Mi ha insegnato che senza veri punti di riferimento non si va da nessuna parte. Se si sbaglia ci sono sempre opportunità per rimettere le cose a posto;la comunità è una di queste.
Si sbaglia soprattutto per curiosità di provare o per la superficialità con cui si tratta la vita.


Post tratto dalla relazione di Lorenzo della classe 3 I.

Incontro con le ospiti della comunità "Tingolo libera tutti"

Il 30 novembre le classi 3 A e 3 I della Scuola secondaria hanno incontrato tre ragazze ospiti della comunità “Tingolo libera tutti” facente parte della cooperativa “L’Imprevisto” di Pesaro.
Tutte e tre ( Cassandra,Alice e Giulia ) hanno fatto le loro esperienze con la droga in età adolescenziale,quando erano alla ricerca di “qualcosa che potesse riempire il vuoto dentro” che si ha in questa età. Purtroppo però,sono finite in compagnie sbagliate.
La prima ad intervenire è stata Cassandra (18 anni):”Avere dei punti di riferimento in questa età è fondamentale. Da sola non vai da nessuna parte”.
Come la maggioranza degli adolescenti,a 13-14 anni,anche Lei era presa da cose futili,era carica di rabbia ed andava contro tutti,in realtà si sentiva fragile,insicura e per colmare “quel vuoto dentro”,entrò nel giro della droga.
Con l’aiuto della comunità di recupero per tossicodipendenti,però, è riuscita a superare l’esame di terza media e ha fatto tanti altri progressi.
“Ogni persona ha bisogno di rispetto,sostegno e di aiuto in caso di difficoltà e tutto questo l’ha trovato in comunità”dice Lei.
Alice (ora ha 20 anni) a 13-14 anni era convinta di sapere cos’era giusto per Lei, di conseguenza ha rifiutato l’aiuto degli insegnanti,dei parenti e dei genitori. Si comportava male con tutti,soprattutto a scuola,dove tutti la acclamavano, magari perché era quella che dava il coraggio (dato dalla droga) di mandare a quel paese un insegnante, o perché spesso trasgrediva le regole.
In realtà Lei aveva un desiderio grande,bello,che a causa della droga,non riusciva ad esaudire. Lei voleva essere guardata ed acclamata per le sue azioni belle non per le trasgressioni.
Giulia (18 anni) ha fatto le sue prime esperienze a un’età inferiore. Ha iniziato a “fare casini” già a 8 anni;poi ha cominciato a fumare, a drogarsi e così via.
E’ entrata in comunità di sua volontà anche se dopo un po’ di tempo è scappata, per poi ritornare.”Se non si riconosce di avere ancora bisogno di aiuto e comprensione,non si è pronti ad uscire”. Non riusciva ad affrontare la vita e cercava di sfuggire alle difficoltà. Per questo ha iniziato a drogarsi. Non importava il fatto di come spiegare alle persone vicine ciò che stava passando,non importava come e dove procurarsi i soldi necessari.” Se sei tossicodipendente i soldi li trovi,non importa come” spiega Giulia,intendendo la prostituzione,lo spaccio e il furto.
Le ragazze ci hanno raccontato la loro giornata in comunità (sveglia alle 7,30) caratterizzate da molte attività pratiche: pulizia delle camere,preparazione dei pasti,ecc.)
Uscire dalla comunità non dipende dall’eta',ma dalla capacità di resistere fuori senza ritornare nel giro delle sostanze.
Se una persona è cosciente, leale e sincera con se stessa, il raggiungimento della convinzione di voler uscire, richiede tempo.


Post tratto dalla relazione di Nikol della classe 3 A.

venerdì 27 dicembre 2013

Nelson Mandela

       L'istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo.
                                                     
                                                                   Nelson Mandela


sabato 7 dicembre 2013

Avvicinare i bambini alla natura migliora la loro crescita culturale

Ai bambini piacciono le collezioni di ogni tipo. Hanno uno spirito sistematico,si potrebbe dire. Amano raccogliere le figurine dei calciatori,i modelli delle automobili e quelli di plastica dei dinosauri. Inoltre si divertono, e sono bravissimi,a conoscere e ricordare i nomi di tutto quello che vanno raccogliendo. Se poi si tratta di dinosauri o di altri animali ricordano persino i loro nomi scientifici,in latino. Si trovano ancora, infatti, in quella precoce fase della vita in cui occorre imparare a dare il nome alle cose e ciò, semplicemente, perché appartengono a una specie che deve tutto imparare e che, tanto più sa, tanto meglio si troverà nel futuro. A cominciare, per esempio, dal conoscere tante parole.
Si tratta dunque d’un fatto naturale della specie umana. Ma c’è anche dell’altro nella nostra natura. Nasciamo infatti con, scritta nei nostri geni, una vivissima curiosità per gli altri viventi. O.E.Wilson, grande studioso della biodiversità, definì quest’attrazione “biofilia”. Una spontanea necessità di specifica conoscenza ben presente in ogni bambino.
Il fenomeno ancora sussiste- ci spiega Wilson- perché siamo vissuti per moltissimo tempo, ben più di centomila anni, immersi nella natura, dov’era indispensabile saper interagire con gli esseri che con noi condividevano il Pianeta. E la sopravvivenza allora era legata al conoscerli bene, al saperli indicare e descrivere. Un’eredità, dunque, che viene da lontano e che questo mondo un po’ troppo moderno sta spazzando via, sottraendola soprattutto alle ultime generazioni che tendono a sostituirla con giochi tecnologici.
I nostri figli sono di fatto sempre più pigri. Soddisfano le loro infantili curiosità giocando estraniati davanti a uno schermo, senza stimoli a esplorare autonomamente il mondo, muovendo un po’ le gambe. Più grassi e con meno muscoli, insomma.
Dovrebbero essere portati più spesso in un bosco, nei prati, con scarponi e binocolo.
Non devono perderla quell’innata attrazione verso la natura, bensì coltivarla. Così sentiranno poi il desiderio di rispettarla, di proteggerla.



Danilo Mainardi
Dal Corriere della Sera del 5 dicembre 2013.


lunedì 18 novembre 2013

Come ha fatto mio padre a diventare imprenditore?

Mio padre ha una ditta di tinteggiature edili ereditata da suo padre più di vent'anni fa, in seguito alla morte di mio nonno.
Mio padre, ha finito la scuola a sedici anni e ha cominciato a lavorare subito; si alzava tutti i giorni alle sei della mattina e finiva alle sette di sera o per certi lavori anche alle due di notte. Nel 1991 la ditta che aveva ereditato era di sei, sette persone, ora ne conta una ventina e lavora anche fuori dalle Marche. Come mi spiegava essere a capo di un'azienda è molto difficile: devi dirigere tutti gli operai, i lavori e anche ricorrere, sempre più spesso, all' avvocato per fare pagare i lavori svolti.
La prima cosa da fare per diventare imprenditore è acquistare un immobile che farà da sede; secondo trovare dei dipendenti; terzo registrare la ditta alla Camera di commercio che attribuisce gli attestati e i certificati delle aziende, ne registra la nascita e rilascia la partita I.V.A, ovvero il codice in cui viene registrata l'azienda; quarto andare da un commercialista e farsi dire mensilmente un bilancio della tua azienda se in perdita o in guadagno e per ultimo andare all'I.N.A.I.L. per assicurare i tuoi dipendenti sul lavoro.
Ecco come si diventa imprenditore. Ovviamente, soprattutto in questo periodo è difficile diventarlo, ma con un pizzico di fortuna e tante conoscenze giuste ce la farai! Provaci anche tu!!!





Post di Tommaso della classe 3 A


mercoledì 13 novembre 2013

Piercing e tatuaggi

Piercing e tatuaggi: al giorno d’oggi è difficile trovare adolescenti e anche persone adulte che non abbiano nel proprio corpo almeno uno di questi elementi decorativi.
Moda alquanto discutibile, soprattutto quando viene meno il buongusto e prende piede l’esagerazione.
Personalmente, per quello che riguarda i piercing, gli unici che mi piacciono sono quelli alle orecchie, semplici e non in grande quantità, assolutamente trovo di cattivo gusto i dilatatori che invece sono tanto di moda tra i miei coetanei.
Stesso discorso per i tatuaggi: non critico chi si fa un piccolo disegno, magari ricco di significato, ma trovo orribili quelle persone che si rovinano con immagini enormi.
Il buon gusto si dimostra anche in questi casi.
Sta poi nell’intelligenza di ognuno di noi, nel caso si decidesse di farsi “abbellire” da queste due pratiche, di affidarsi a mani esperte e competenti, infatti, facendo il contrario, il rischio sarebbe elevato, bisogna rispettare norme igieniche ed utilizzare materiali sterilizzati e monouso, perché altrimenti c’è la possibilità di ammalarsi di patologie veramente gravi, come l’epatite e l’AIDS e sarebbe veramente ingenuo rovinarsi la vita per essere alla moda.


Post di Giulia della classe 3 A.

sabato 9 novembre 2013

Oggi rassicurarle può non bastare più.


In una palestra milanese un gruppo di bambine dai 6 agli 11 anni sta volteggiando tra pedane, parallele e assi. Nei loro body colorati appaiono snelle, agili, elastiche e scattanti.

Commento con gli istruttori l’ottima forma delle loro allieve ma una ragazzina, che a nostra insaputa ci sta ascoltando, interviene, picchiettandosi l’addome leggermente prominente: “Ma io ho la pancia!”. Secondo la pediatra, è una normale curvatura della spina dorsale, ma per Martina costituisce un inestetismo che turba la sua fragile autostima.

Se avesse sedici anni, osserva un chirurgo estetico (preoccupato per le richieste sempre più precoci di rimodellamento di corpi adolescenziali) quella bimba chiederebbe un intervento di liposuzione.

E forse la mamma, pur di rasserenarla, sarebbe pronta a esaudire il suo desiderio. Per fortuna Martina ha dieci anni e vi è ancora tempo perché impari ad accettare il suo corpo, imperfezioni comprese. In questi casi il bersaglio su cui indirizzare accuse, colpe e anatemi è sin troppo facile. Viviamo nella società dello spettacolo, dove l’apparire è più importante dell’essere e l’immagine femminile, mentre promuove merci e consumi, veicola illusioni di successo, felicità, amore e perfezione.

“Può essere così, devi essere così!” suggeriscono insinuanti messaggi rivolti ai giovani, i più ricettivi. Ma il controllo con le irraggiungibili divinità dell’olimpo mass-mediatico è frustante e persecutorio. Eppure è difficile sottrarsi alle loro suggestioni perché la nostra identità comprende due fronti. Da una parte abbiamo un corpo vissuto che percepiamo direttamente, dall’altra un’immagine del corpo che esponiamo al riconoscimento del mondo e, di rimbalzo, facciamo nostra.

Per questo non basta che gli educatori rassicurino Martina che il suo corpo è bello in quanto è dal contesto generale che la bambina s’attende approvazione e consenso. Solo valori più alti, testimoniati e condivisi, possono convincere i ragazzi a costruire un’identità complessa, inscritta in una storia di cui siano autori e protagonisti. E in questa direzione una campagna pubblicitaria, moralmente corretta ed esteticamente efficace, può costituire la prima mossa.

 

Dall’articolo della psicologa Silvia Vegetti Finzi pubblicato sul Corriere della Sera, supplemento Beauty, di giovedì 7 novembre 2013.

La lettura degli italiani? Purtroppo è un gioco.


In tutto il mondo la rivoluzione tecnologica che ha sconvolto l’industria culturale crea ricchezza e posti di lavoro. In America i quotidiani di antica tradizione vengono comprati dagli editori dei new media e dai leader del commercio elettronico. In Italia non succede. L’industria culturale produce soprattutto precari. Perché –purtroppo- siamo il popolo più ignorante del mondo; e non lo viviamo come una vergogna, ma come un vanto. Siamo convinti che studiare non serva a nulla, perché tanto sappiamo già quel che ci interessa. La rete è un oceano di parole che nessuno ascolta.

Tutti scrivono ,quasi nessuno legge. Basta viaggiare su un treno veloce per averne la prova. Quasi nessuno prende il giornale. Ovviamente, la colpa della scarsa abitudine della lettura degli italiani non è certo del personale delle ferrovie. Anche di libri, infatti,se ne vedono pochini, e sempre in mano a donne. La stragrande maggioranza dei passeggeri sta giocando con il tablet o con il cellulare. Qualcuno manda messaggi, qualcuno lavora, ma tanti stanno proprio giocando, abbattendo omuncoli colorati, nutrendo animali immaginari, allevando creature mostruose. Tutto questo può “divertire”, in senso etimologico: sviare,far pensare ad altro. Ma, soprattutto se si è giovani, e se un lavoro non lo si ha ancora, l’incapacità di concentrarsi, di memorizzare nozioni, di approfondire, di imparare, può avere effetti devastanti.

 

Post tratto dall’articolo pubblicato da Aldo Cazzullo su “Sette”,settimanale del Corriere della Sera del 1 novembre 2013.

lunedì 16 settembre 2013

Educazione digitale

Che cosa possono fare i genitori?

Controllare ciò che gli adolescenti fanno in Rete non è facile. Ogni giorno nascono nuovi social network e applicazioni e la mode digitali sono davvero volatili. Soprattutto quelle dei ragazzi. “Ma per i genitori fare attenzione all’educazione digitale dei figli è ormai imprescindibile”,spiega Luca Mazzucchelli,psicologo milanese. Ecco alcuni consigli per evitare che i nostri figli diventino vittime del cyber bullismo o si trasformino in soggetti attivi di questa pratica.
Quali accorgimenti “tecnici”possono aiutare a limitare i rischi legati all’uso di computer e smartphone da parte degli adolescenti?
Provate le applicazioni e i social network che i ragazzi usano di più. Tenete il computer di casa in sala o in un ambiente comune in modo da poterlo usare insieme. Per quanto riguarda il telefonino,invece,non proibitelo trasformandolo in una trasgressione ma limitatene l’uso. Utilizzate filtri e le impostazioni del vostro computer.
I nostri comportamenti possono influenzare quelli dei ragazzi’
Date il buon esempio,cercando di non farvi vedere sempre con lo smartphone in mano o attaccati al laptop. Non demonizzate social network e device, non servirebbe a niente se non ad allontanarvi dai vostri figli. Piuttosto cercate di dare il buon esempio usandoli in maniera consapevole e nel rispetto della privacy vostra e dei vostri figli.
In che modo si possono preparare i più piccoli ai pericoli che corrono in Rete?
Spiegate loro come difendersi dalle aggressioni online. E metteteli in guardia sui rischi che comporta diffondere in Rete i dettagli della propria vita personale.
Che cosa fare se si sospetta che un ragazzo sia vittima di cyber bulli?
Parlate con lui/lei del fenomeno e spiegategli/le che non si tratta di qualcosa di reale. Ma di virtuale. Segnalate l’abuso agli insegnanti,alle autorità e ai responsabili dei social network. Nel caso chiedete un supporto psicologico per i vostri figli.
Quali sono i possibili segnali di allarme a cui prestare attenzione?
Se vostro figlio trascorre troppe ore al telefono e al computer potrebbe esserci qualcosa che non va. Occhio anche all’isolamento. Non voler andare a scuola e non voler più veder nessuno è uno dei primi campanelli di allarme di cyber bullismo.




Tratto dall’articolo di Marta Serafini pubblicato sul”Corriere della Sera” del 16 settembre 2013.

martedì 18 giugno 2013

Lacerate,sporche o scolorite ecco le bandiere d'Italia


Tanti tricolori rovinati penzolano nelle nostre città

“Chi rispetta la bandiera da piccolo, la saprà difendere da grande”. E’ una tipica frase da libro Cuore. Infatti fu messa in bocca da Edmondo De Amicis a un vecchio ufficiale in pensione cha aveva fatto la guerra di Crimea e che parlava con quella fierezza anacronistica, decisamente patriottico -militaresca, a un gruppo di giovani.
Si potrebbe postillare banalmente che se la bandiera non la rispettano i grandi, tantomeno sapranno rispettarla i piccoli. Se poi il tricolore viene maltrattato nelle scuole e nei luoghi istituzionali della maggiori città, dove spesso penzola sfibrato e stracciato senza avere neanche più la forza di sventolare, viene fuori fatalmente il quadro di un Paese che ha perso l’amor proprio e il senso orgoglioso di un’appartenenza, pur non essendo da tempo -grazie al cielo- militarescamente patriottico come desiderava l’ufficiale deamicisiano. Perché questo, semplicemente, dovrebbe essere una bandiera: il simbolo dell’orgoglio nazionale, in cui si riassume il vivere collettivo( e non solo quando gioca la Nazionale ma anche nella vita ordinaria).
Non c’è nessuno straccio di Paese (povero,distrutto,affamato) che abbia perso a tal punto il senso della collettività da non credere più nel proprio simbolo.
Non c’è immagine più tristemente significativa del tricolore che si affloscia pallido ed esausto dalla facciata di un palazzo pubblico: scuola,tribunale,teatro,caserma…
Dal Sud al Nord, senza distinzione, la bandiera è abbandonata al suo destino dall’incuria, dalla strafottenza, dall’indifferenza, le stesse che lasciano andare a rotoli i monumenti e il patrimonio culturale in cui dovrebbe riconoscersi una comunità che abbia memoria e consapevolezza di sé e dalla propria storia. Come se il loro malinconico destino non fosse il nostro stesso destino. Non simbolico ma molto reale.



Dall’articolo ( parte iniziale e finale) di Paolo Di Stefano pubblicato dal Corriere della Sera del 17 giugno 2013.

domenica 9 giugno 2013

Educazione alla legalità

I documenti normativi, le linee guida e le circolari del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca,riguardo all’educazione alla legalità, indicano quale miglior metodo l’esperienza sul campo cioè la pratica e l’esempio in ogni momento della vita scolastica ed extrascolastica di quelli che sono i principi dell’educazione alla legalità, primo fra tutti il rispetto delle norme.
L’esempio quotidiano dei docenti nell’esercizio dei diritti e dei doveri ed il reciproco confronto con gli studenti, affinché anch’essi abbiano la possibilità di esercitare i loro diritti e doveri, realizza l’educazione alla legalità.
Inoltre, l’educazione alla legalità coinvolge oltreché i docenti anche i genitori (patto di corresponsabilità) e le istituzioni esterne, si dimostra trasversale alle discipline scolastiche, agli ambiti di vita degli studenti e delle persone in generale.
Nel tempo l’educazione alla legalità a scuola ha visto ampliarsi il suo campo d’azione applicando i suoi principi nell’esplicazione dei diritti e dei doveri dei cittadini ad altri ambiti quali ad esempio l’ambiente, la salute e non ultimo l’economia.
Quest’ultimo è un ambito dove l’educazione alla legalità ha ragione di individuare e favorire il rispetto dei diritti e dei doveri dei cittadini-risparmiatori e dove la scuola deve intervenire nel suo ruolo educativo. La crisi economica in corso ha contribuito a distruggere il valore della solidarietà contributiva previsto anche dalla Costituzione nell’art. 53:”Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.



Parte finale dell’intervento”Educare alla legalità nei diritti e nei doveri di alunni e docenti” di Roberta Cadenazzi pubblicato sulla rivista “Scuola e Didattica” n°10 del giugno 2013 Editrice La Scuola Brescia.

mercoledì 1 maggio 2013

Pro e contro l'uso di Internet


Internet oggi è il metodo di comunicazione e informazione più utilizzato nel mondo; senza di esso molta gente svolgerebbe una vita meno comoda. Infatti Internet, anche se nato a scopi militari, è come una grande rete dove gli utenti, grazie alle pagine web, possono condividere qualsiasi cosa vogliano, dai fatti storici ai loro pensieri: insomma, qualsiasi cosa gli passi per la testa. Esistono oltre ai normali siti web, i blog, le enciclopedie ma anche siti “speciali” dov’è possibile giocare o vedere video. Ma non dimentichiamoci dei social network, i portali più utilizzati oggi nel mondo. Facebook, Twitter e Google Plus ne sono un esempio. Anche io personalmente possiedo un account su questi social network, ma utilizzo prevalentemente (se non solo) Facebook, perché tutti i miei amici hanno quello. Su Facebook, oltre al proprio “diario” dove ognuno può scrivere, esistono i gruppi, una bacheca unica, dove condividere idee; le pagine, utilizzate dai personaggi famosi e la chat privata, per parlare con una persona. Passiamo ora, dopo aver spiegato cos’è e a cosa serve Internet, ai suoi pro e contro. Apparentemente il mondo di Internet si presenta utile, comodo e sicuro; viene quasi da dirsi: “Che c’è di male?”. Purtroppo, anche se la maggior parte delle volte non si corrono pericoli navigando, non sempre da parte delle autorità è possibile controllare la Legalità su Internet. Proprio per questo è importante prevenire i malintenzionati come hacker, che inviano virus, molestatori online e cyber-bulli. Con Internet infatti è più facile adescare le prede, tramite le chat e non solo; purtroppo oggi un sacco  di gente cade in queste trappole. È necessario quindi, secondo gli esperti, fare un moderato e atteso uso del computer, ma soprattutto è importante rimanere sempre nella Legalità, compiendo sempre azioni “buone” poiché per la polizia non è difficile risalire a cosa facciamo nel web. Tutte le nostre azioni sono tracciate da un codice identificativo detto “Indirizzo IP”. Noi a scuola durante questo triennio scolastico abbiamo svolto diversi incontri con le autorità, con il tema Legalità. Abbiamo partecipato ad un concorso in 1a che in parte continua tuttora, il quale consisteva nella creazione e successivo utilizzo di un blog scolastico con un tema preciso: Educazione alla Legalità. Tuttora il blog viene utilizzato e vengono postate relazioni, temi, disegni… tutti inerenti al tema.
Secondo me, al giorno d’oggi, Internet è una risorsa indispensabile. È decisamente più semplice studiare, lavorare e compiere tante altre azioni con il computer. Anche io personalmente utilizzo il PC… ne sono appassionato!! Oltre all’hardware è sicuramente bella anche la programmazione e la creazione di siti web. Attualmente sono incaricato di scrivere in alcuni siti, ma riparo anche qualche computer. Proprio per questo ho scelto di frequentare il prossimo anno l’ITIS, una scuola tecnica dove imparerò a fare tante cose con il computer. Riguardo i pro e contro di Internet, io credo molto nella prevenzione e nell’intelligenza delle persone, poiché è sufficiente non cadere nelle trappole, come non accettare l’amicizia dagli sconosciuti sui social network, non navigare in siti non sicuri etc.
Con questo concludo dicendo che Internet è bello perché è sempre una scoperta.
Viva Internet!

Post di Simone della classe 3 A.

lunedì 15 aprile 2013

Sintesi dell'incontro con la Polizia di Stato


Venerdì 15 marzo è venuto a parlarci Enrico che lavora nella Questura di Pesaro,nell’Ufficio che tutela i minorenni.
L’inizio del discorso ha riguardato la mancanza di comunicazione da parte dei ragazzi verso la famiglia.
Enrico ci ha raccontato dei fatti avvenuti nella realtà riguardanti ragazzi della nostra età.
Questo per farci capire come l’Ufficio minori interviene, dimostrando così l’importanza della comunicazione.
Primo argomento:FACEBOOK
Facebook può essere pericoloso per i minori non controllati dai propri genitori,perché possono essere vittime di persone adulte con brutte intenzioni.
Secondo argomento :STALKING
Ragazze o donne adulte possono subire “stalking”,cioè atti persecutori da parte di malintenzionati. Secondo la Legge la donna “perseguitata” può decidere di denunciare il persecutore oppure non denunciarlo, ma ammonirlo. Per gli atti di “stalking” si devono chiamare o il 112 (Carabinieri) o il 113 (Polizia di Stato).
Terzo argomento: BULLISMO
“Bullismo” significa obbligare qualcuno a fare qualcosa contro la sua volontà. Il bullismo è un fenomeno sia maschile che femminile. Quello femminile,di solito,avviene con mezzi di comunicazione tipo facebook e cellulari.
I bulli il più delle volte se la prendono con i più piccoli,ma non ci si deve preoccupare! Bisogna rivolgersi ad un adulto ( genitore o insegnante) che ,eventualmente avviserà l’Ufficio minori  della Questura.


Post di Arianna della classe 1 A

Incontro con la Polizia di Stato


Venerdì 15 marzo abbiamo avuto un incontro con Enrico, poliziotto dell’Ufficio Minori della Questura di Pesaro. Ci ha raccontato varie storie di abusi minorili,di bullismo nelle scuole, di episodi di discriminazione e di “stalking”. Per “stalking” si intendono atti persecutori causati dagli ex-fidanzati,dagli ex-mariti o semplicemente da uomini sconosciuti alle donne.
Le donne che subiscono questi atti persecutori possono richiedere l’ammonimento;poi alla prima “mossa falsa”,il “perseguitatore”viene denunciato.
La prima storia che ci ha raccontato è quella di una ragazza tredicenne di Fano che ha conosciuto un giovane di Torino su Facebook. Hanno iniziato a conoscersi,senza mai vedersi,per un anno intero. Dopodiché il ragazzo dà un appuntamento in un albergo vicino alla casa della ragazza. Questa accetta, ma il ragazzo non si presenta all’appuntamento. La ragazza ritorna a casa e lo rimprovera. Al suo posto,però,gli risponde lo zio del giovane e si scusa dicendole che suo nipote era uno sbadato e che si comportava sempre in questo modo. I due iniziano a chattare e a conoscersi per un altro anno. Successivamente l’uomo dà un appuntamento alla ragazza sempre vicino a casa sua. La ragazza scopre che lo zio del ragazzo è un uomo di grande età e abbastanza bruttino. Prenotano una camera d’albergo e lì cominciano ad avere rapporti sessuali. La ragazza,ormai quindicenne,non lo respinge perché ormai consce l’uomo. La persona che ha denunciato questo fatto è il cameriere perché aveva sentito dei rumori strani.
La cosa spiacevole è che i genitori non ne sapevano niente. Enrico ci ha invitato a riferire tutto ai genitori, perché potrebbero aiutarci al bisogno.
Ci ha raccontato poi una storia riguardante lo “stalking”. Un giorno,una ragazza che prendeva ogni giorno l’autobus per andare a scuola,incontra un ragazzo che le regala il suo libro preferito. Lei ne è contenta e decide di frequentarlo. Dopo alcuni giorni si fidanzano e la ragazza decide di parlarne solo con la sua migliore amica. In seguito il ragazzo inizia ad essere troppo possessivo e non vuole che la fidanzata esca con gli amici. Dalle parole passa all’uso delle mani,così la fidanzata lo lascia. Lui non accetta e inizia a seguirla dappertutto e a vedere che amici frequenta. A questo punto interviene l’amica che racconta tutto ai genitori della ragazza. Questi,infine, chiedono “l’ammonimento” per l’ex fidanzato della figlia.
La terza storia parla di un ragazzo molto bravo a scuola e molto vanitoso. I suoi compagni,un po’ gelosi e un po’ stufi di questa vanità,decidono di creare un “sito” contro il ragazzo. Con il tempo il “sito” diventa offensivo e il ragazzo informa l’Ufficio Minori della Questura. Grazie all’intervento della Polizia il “sito”viene chiuso.


Post di Eleonora della Classe 1 A

giovedì 4 aprile 2013

Commenti all'incontro con l'Arma dei Carabinieri


Questo incontro mi è servito tantissimo perché il Capitano ha parlato di cose che interessano noi adolescenti.
Zakaria
Secondo me è stato uno degli incontri più importanti di questi tre anni di scuola perché è servito a farmi riflettere su cosa è giusto e cosa è sbagliato fare a questa età. Il messaggio che ci ha voluto trasmettere il Carabiniere è stato che di vita ce n’è una sola e non dobbiamo rovinarcela con droghe ,fumo, ma vivere in pace e felici l’uno con l’altro.
Martin
In generale posso dire che l’incontro è stato molto proficuo; il Capitano De Gori ci ha fornito spiegazioni dettagliate sulle competenze dei Carabinieri e sulle sanzioni previste in caso di reato, inoltre ci ha fatto riflettere sull’importanza della legalità e del rispetto della legge.
Amanda
Questo incontro è stato molto utile perché ha arricchito le mie conoscenze sull’Arma dei Carabinieri, presente sempre nella vita dei cittadini.
La legge è il muro a cui appoggiarsi, un muro forte che non cade mai. I Carabinieri sono uno dei grandi pilastri che reggono il muro. Se si segue la legalità non si uscirà mai dalla giusta strada!
Lorenzo S.
Questo incontro mi è servito perché mi ha insegnato cose che non sapevo sull’Arma dei Carabinieri. Ho imparato dei concetti sulla legge e sul codice penale, così da migliorarsi e insegnare agli altri come comportarsi anche al di fuori della scuola.
Naim
Credo che questo incontro ci sia stato molto utile:oltre ad aver approfondito il nostro sapere sulla Legalità, siamo venuti a conoscenza della vita di un Carabiniere, le sue mansioni,ciò che svolge quotidianamente, e ciò che noi dobbiamo invece fare o non fare per rimanere nella Legalità.
Simone
La vita da carabiniere o da militare mi affascina molto. Chi sa, un giorno ci potrei anche pensare. Per adesso rimango sulla mia strada e vedo di non entrare in ambienti sbagliati con persone sbagliate.
Daniele
Secondo me, questo incontro è stato molto importante perché, anche se già molte cose le sapevamo, mi ha aiutato a capire che ogni azione che compiamo ha una conseguenza e quindi dobbiamo avere la consapevolezza di quello che facciamo. Spero che ce ne saranno altri perché, per noi adolescenti, è facile sbagliare strada e questi incontri ci aiutano a ritrovare la via della Legalità.
Alice
Ricordiamoci, oltre alla nostra famiglia,agli insegnanti,ai cari amici, c’è sempre l’Arma dei Carabinieri che ci può ascoltare e aiutare! Ricordiamoci un numero importante:112.
Lorenzo T.




Post degli alunni della classe 3 A

Incontro con l'Arma dei Carabinieri


Nel mese di marzo si è tenuto presso l’aula magna della mia scuola un incontro con il Capitano dell’Arma Giuseppe de Gori; vestito in divisa si è presentato come Comandante della Compagnia Carabinieri di Pesaro..
Ho notato sulla giacca,oltre ai gradi,in alto a sinistra delle “medagliette” che variano rispetto all’importanza del ruolo.
La lezione è cominciata con la visione di un filmato della durata di 15 minuti circa. Il video trattava dei compiti dell’Arma dei Carabinieri,fondata il 13 luglio 1814.
In Italia ci sono migliaia di Stazioni (caserme) all’interno delle quali troviamo ufficiali,marescialli,brigadieri,appuntati,carabinieri. Il loro lavoro non si limita solo a far rispettare le leggi “per la strada”,ma anche “in mare” e all’occorrenza offrono il loro aiuto anche ai Paesi in guerra.
Un altro argomento trattato è stato il rispetto delle regole della circolazione stradale. come ad esempio l’uso obbligatorio delle cinture di sicurezza e del casco. Si è insistito sul rispetto dei segnali stradali e sull’attenzione nell’attraversare le strade.
Abbiamo trattato anche argomenti riguardanti le droghe, il bullismo ed i rischi di internet.
LE DROGHE
Ci sono vari tipi di stupefacenti: eroina,hashish,cocaina,crac,marijuana…
Se i Carabinieri ti trovano alla guida dopo aver consumato droghe c’è il ritiro della patente;settimanalmente devi recarti a fare le analisi per verificare se continui a farne uso. E’ vietato fare uso di sostanze stupefacenti in gruppo,offrendo la propria casa, il proprio locale ecc…
Il BULLISMO
Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo nei confronti dei compagni,spesso le vittime sono bambini o adolescenti. si manifesta anche tra femmine. Ti accorgi di essere vittima quando ti rubano la merenda,ti danno fastidio,ti chiedono denaro,minacciano violenza,ti deridono con altri compagni lasciandoti in disparte. Se qualcuno fa il bullo con te, devi parlarne con gli insegnanti e con i genitori.
I RISCHI DI INTERNET
Quando si “viaggia” nel web bisogna essere molto prudenti. E’ frequente incontrare pedofili che si spacciano per ragazzini della nostra età e ne approfittano per chiederti foto,video,webcam in pose sexi o svestita. Passano poi a chiederti qualcosa di più indecente e,se rifiuti,ti minacciano dicendo che le tue foto faranno il giro del web e che finiranno in mano anche ai tuoi genitori. In questi casi ti senti costretto a stare agli ordini del “cyberbullo” per la vergogna e la paura.
Per prevenire tutto ciò occorre proteggere i tuoi dati personali, non chattare e tanto meno fornire le tue foto a sconosciuti.
Questo incontro è stato molto importante per affrontare temi che non trattiamo spesso ma che ci riguardano da molto vicino.


Post di Elisa della classe 3 A

martedì 2 aprile 2013

Anonimato,Maleducazione,Crudeltà,gli Ingredienti del Cyberbullismo


Succede che una ragazzina di 17 anni accompagni –un po’ controvoglia, e lo confessa su Facebook-una sua amica al concerto di Justin Bieber,idolo delle teenager,sabato scorso a Bologna. E succede che,incredibilmente, il cantante inviti a salire sul palco proprio lei. Soddisfatta? Felice? Fortunata? Nemmeno per sogno, perché contro di lei-via Twitter e Facebook-da lunedì si è abbattuto un tornado di migliaia di ingiurie e insulti da parte delle beliebers, le giovanissime fan del cantante, che hanno giustificato intollerabile la salita sul palco,specie di ascensione in paradiso,di una persona indegna di tanto favore in quanto una non beliebers, una oltretutto,che si era permessa di criticare le canzoni del mitico Bieber.
La poveretta ha dovuto chiudere la sua pagina Fecebook e via Twitter ha supplicato le sue persecutrici di lasciarla in pace, ma non sembra sia stata ascoltata, perché la campagna contro di lei continua. E’ la vittima ,la “non Fan” del divo Justin, di una delle tanti varianti del cyber bullismo, già tristemente noto per aver spinto al suicidio più di un ragazzo preso di mira via social network per qualche suo vero o immaginario difetto, per qualche sua debolezza,diversità o bizzarria,magari anche soltanto per il suo aspetto fisico che l’orribile,crudele branco dei suoi persecutori giudica inadeguato.
L’anonimato,si sa,crea mostri. Non a caso gli utenti di blog e forum per un qualsiasi nonnulla sono capaci di scatenarsi in offese e insulti che,se firmassero con il loro vero nome,ben si guarderebbero di lanciare. E magari fuori di rete,nella vita reale,sono uomini e donne timidi ed educati,per nulla litigiosi né violenti. E’ un modo incruento di scaricare – senza arrecare troppo danno – frustrazione e aggressività,è la spiegazione cui si ricorre più di frequente. Allo stesso modo l’anonimato crea mostri tra i ragazzi,a loro volta spesso frustrati e aggressivi. In più ci mettono la crudeltà,tipica della loro età,e l’incoscienza,per cui non sempre sanno quello che fanno:incoscienza e crudeltà che, là dove l’educazione è considerata un optional per tipi noiosi,facilmente prospera e dilaga.


Articolo di Isabella Bossi Fedrigotti, tratto dal Corriere della Sera del 27marzo 2013

venerdì 29 marzo 2013

Perché la scuola non educa all'alimentazione?


L’uomo ha dovuto pagare il dono di essere onnivoro,assoggettando le sue scelte alimentari alla casualità e all’empirismo prima di poterle sottoporre all’avallo scientifico dei nostri tempi. Nei Paesi più evoluti l’eterogeneità e la sovrabbondanza dell’offerta alimentare hanno finito,però,per travolgere il buonsenso e la sobrietà degli antenati. Inoltre, il gusto personale e l’attrazione per alcuni cibi o il rifiuto di altri non sono una guida idonea per decidere cosa e quanto mangiare senza danneggiare la macchina metabolica.
Gli errori nutrizionali più gravi si pagano subito, in contanti, con una tossinfezione o un avvelenamento. Invece,le malattie cronico-degenerative, che minacciano sia la longevità, sia la qualità degli anni guadagnati rispetto ai progenitori,sono anche un fatto di manutenzione e di “tagliandi”da rispettare secondo le indicazioni della medicina preventiva.
Senza una corretta informazione, da acquisire  in età scolare (non è necessario approfondire i dettagli della fisiopatologia nutrizionale) è impossibile sfuggire all’assillante plagio pubblicitario di qualsiasi venditore che, salvo gli obblighi di legge,perseguirà comunque il suo guadagno prima del benessere dei consumatori.
La mistificazione alimentare è una realtà presente in tutti i Paesi,malgrado l’impegno dei controllori,i limiti non valicabili dell’etichettatura e l’accresciuta dignità dei grandi marchi o delle cooperative sempre più responsabilizzate nell’autocontrollo  .Perciò,sorprende che la scuola non riesca a svolgere,se non con iniziative spontanee e sporadiche,quella preparazione civica al corretto modello alimentare che tanto può interferire sulla salute dei cittadini.
Non è un caso che i disturbi del comportamento alimentare stiano aumentando tra i giovani portati dalla disinformazione a seguire diete irrazionali o a ingurgitare “integratori”come viatico al doping. Purtroppo,le vittime di questa irrazionale credulità abbondano anche tra coloro che intuiscono il ruolo prioritario dell’alimentazione ma senza aver acquisito le più semplici armi culturali  per diffidare di fonti inattendibili che,all’insegna del business, propongono ogni genere di sciocchezze dietetiche.



Tratto dall’articolo di Eugenio del Toma,presidente onorario dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica,pubblicato sulla rivista Con-consumatori n°2 marzo 2013.

venerdì 15 marzo 2013

Le donne nelle società "sviluppate"


Le donne subiscono discriminazioni anche in paesi come il nostro, appartenenti alla società sviluppata occidentale, dove la donna ha una condizione migliore rispetto a quella pakistana, ma dove non ha ancora raggiunto la piena parità con l’uomo.
Infatti i ruoli nella politica sono prevalentemente maschili ad eccezione dei paesi scandinavi. La donna lavoratrice subisce,a volte, violenze fisiche e sessuali da parte dei datori di lavoro per far valere le loro idee e i loro desideri. In alcuni casi la donna riceve uno stipendio minore rispetto a un uomo che pur pratica la stessa mansione. Però, nella società sviluppata,le donne hanno il diritto all’istruzione e al lavoro a differenza di quelle che vivono nei paesi in via di sviluppo. Mi ritengo fortunata ad essere nata in una società “sviluppata”.
Spero che entrambe le società crescano come modo di pensare e mentalità, che capiscano che i loro sono solo pregiudizi verso la donna.
Essa è un essere umano come chiunque altro, con una dignità, meritevole di rispetto.



Sofia della classe 3 G
Una ragazza fiera di essere donna.

Le donne una "razza diversa"


In molti paesi (soprattutto nel Medio Oriente) le donne sono vittime di discriminazioni insensate. Vengono usate come oggetti perché ritenute diverse e inferiori all’uomo. Vengono private dei diritti fondamentali che un essere umano deve avere e vengono lasciate nell’ignoranza. Non viene permesso loro di andare a scuola,di istruirsi,di svolgere un lavoro. Devono continuare a vivere senza sapere, senza poter avere un proprio giudizio o pensiero e senza poterlo esprimere. Io trovo inaccettabile che non venga permesso a una donna di poter capire dove vive,cosa succede nel mondo,lasciarla nell’analfabetismo,farla vivere chiusa in casa. Sì,tenere chiuse in casa,come avviene ad esempio nei paesi del Pakistan e dell’Afganistan.
Le è vietato uscire di casa se non accompagnata da un uomo di famiglia e con indosso il burKa. Il burka è il vestito che copre il corpo dalla testa ai piedi lasciando una grata molto fitta nella parte intorno agli occhi che permette alle donne di vedere all’esterno;ma a chi si trova all’esterno di non poter vedere gli occhi di questa. Tutto ciò perché gli occhi sono lo specchio dell’anima. Con lo sguardo una donna afgana potrebbe esprimere tutto il suo dolore e tutta la sua tristezza. Non le è permesso, non può comunicare con persone all’infuori della sua famiglia!
Molte non possono scegliere se, quando e soprattutto con chi sposarsi; è una decisione che spetta al padre e la figlia non può opporsi.
Molte donne non essendo potute andare a scuola non conoscono rimedi a malattie che nei nostri paesi sono facilmente curabili. Non potendo esprimere la loro opinione è vietato loro anche il diritto di voto. Nei paesi più sviluppati dell’occidente votare è la normalità, invece per le donne del medio oriente è un lusso e sono sottoposte invece a un tristissimo regime talebano.
Tutte queste problematiche si presentano soprattutto nei paesi in via di sviluppo.




Sofia della classe 3 G
Una ragazza fiera di essere donna.

giovedì 28 febbraio 2013

Bullismo al femminile


Aumentano i casi di giovanissime “bulle”:”Emulazione femminile di ciò che si crede vincente”.
“La prepotenza diventata normale”

Vero o falso che sia, resta grave.”Perché non bisogna minimizzare le cose a partire delle offese. La nostra società ha normalizzato certi comportamenti prepotenti e adesso c’è questa emulazione femminile di un atteggiamento considerato vincente”.
Anna Costanza Baldry è professore associato in Psicologia Sociale alla seconda Università di Napoli. Partecipa con il suo Dipartimento al progetto europeo “Tabby” (www.tabby.eu/it), che insegna a valutare la minaccia del cyberbullismo nei giovani: l’ultima ricerca nella quale è stata coinvolta dimostra che negli ultimi sei mesi in Italia il 14,6 per cento degli studenti della madie inferiori e superiori ne è stato vittima. Carnefici restano più i maschi delle femmine, ma le percentuali delle giovanissime protagoniste delle aggressioni sono comunque significativi (6,2% per le “bulle”,4,5% per le “cyberbulle”).
Spiega la docente:”Il caso di Grosseto, se come sembra è vero, rappresenta un esempio classico. Un gruppo di ragazzini se la prende con un elemento “diverso” e lo rende oggetto di denigrazione, insulti e prevaricazione. L’aggravante è che alcuni compagni hanno girato un video,senza dunque intervenire,violando ulteriormente la vittima nel momento in cui hanno messo in rete quel filmato”.
Perché avrebbero agito così quegli adolescenti?”Il vero problema è che alla base c’è una grande superficialità,non è neppure mancanza di capacità cognitiva”.
Denunciare sembra inutile.”A quell’età i carnefici non sono imputabili. Però la denuncia resta l’unica strada per fronteggiare questi casi,in modo da produrre una presa di coscienza negli adulti,negli insegnanti,negli stessi ragazzini”.
Questi gesti andrebbero prevenuti. Come?”Sul nascere. Senza lasciare passare neppure una parola offensiva. Evitando che la vittima si senta isolata”.


Elvira Serra
Articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 21 febbraio 2013.

Scoppia per gioco la violenza dei "cyber-bulli".


“UN GIORNO A SCUOLA HO LITIGATO con un mio compagno su una tattica di gioco e al pomeriggio ho aperto un gruppo sulla piattaforma per dire la mia sul caso. Ecco diciamo che ci sono andato un po’ pesante. Il fatto è che anche altri hanno cominciato a dire la loro e il gruppo è diventato un tiro al bersaglio che è andato vanti per un po’.
Era diventato quasi un appuntamento abituale trovarsi lì e sfotterlo, finché non l’ha scoperto. E lì sono cominciati i problemi”.E’ una delle testimonianze contenute nel dossier sul “cyber bullismo” pubblicato da Save the children. L’indagine è stata svolta intervistando ragazzi tra i 12 e i 17 anni.
Si comincia scherzando, si può finire con una tragedia. Perché la vittima viene derisa,poi lentamente isolata,infine bandita. E il motivo scatenante quasi sempre è casuale, banale. Si può essere presi di mira semplicemente perché ci si veste in maniera non convenzionale, perché si è la ragazza più carina della classe o del gruppo,perché si è stranieri o disabili. Nel 67 per cento dei casi arriva il rifiuto ad andare a scuola, a fare sport. Ma poi ci sono le situazioni più gravi che sfociano nella depressione o addirittura in un tentativo di suicidio. Secondo lo studio, ben quattro minori su dieci vengono presi di mira dai coetanei. Nel 59 per cento dei casi subiscono la pubblicazione di foto denigratorie, nel 57 per cento vengono messi al centro dei cosiddetti “gruppi contro” creati sui social network. Una violenza che può diventare più grave di quella fisica.


Fiorenza Sarzanini
Articolo tratto dal supplemento “IO DONNA”del Corriere della Sera del 24 febbraio 2013.

venerdì 8 febbraio 2013

"Buttarci" nel vuoto?


Durante il “Viaggio della Responsabilità 2012” i giovani di Pesaro hanno dato parte di se stessi a tante persone avvolte spesso dalla paura e nella miseria. Hanno organizzato spettacoli per i senzatetto, hanno lavorato con gli immigrati, hanno giocato con i bambini di Scampia,spesso soggetti alla camorra, hanno organizzato un cammino della legalità a Palermo, in onore dei giudici Falcone e Borsellino.
Questo è in grado di dare la speranza a chi è caduto nella povertà, in questo caso nella malavita. Queste azioni di aiuto a chi è in difficoltà penso che siano assolutamente giuste da compiere.
In questi tempi,soprattutto,caratterizzati dalla crisi e da una instabilità politica, gli italiani sono più deboli e molte cose vengono trascurate,come la gente di quei luoghi.
Si parla di senzatetto,analfabetismo,spesso di grande regressione,di bambini senza famiglia e senza casa,abbandonati,come tanti altri all’inganno e alla malavita.
Tutto ciò è l’Italia,l’Italia all’ombra,lasciata da parte e trascurata perché considerata irrecuperabile.
Ma come noi l’abbiamo abbandonata,noi possiamo riprenderla,creando un’Italia perfetta,dove c’è uguaglianza,senza discriminazione e corruzione,ma soprattutto senza organizzazioni criminali,quelle che stanno rovinando,ormai da troppo tempo, la figura di un Paese che diede vita ad una grande storia e ad una magnifica cultura.
Così dobbiamo “buttarci” nel vuoto,prendere la prima occasione che si presenta e sfruttarla con l’intento di voler migliorare la nostra vita e soprattutto quella degli altri,per un’Italia ed un mondo migliore abitato da persone che vivono con ideali migliori.

Post di Lorenzo S. della classe 3 A.

giovedì 7 febbraio 2013

"La mafia teme l'educazione alla legalità"


Del filmato “Viaggio della Responsabilità 2012” mi hanno colpito tre cose:
1.   La triste situazione di Scampia. C’erano bambini che hanno tutta la vita davanti, ma sono già immischiati nel circolo di spaccio della camorra.
2.   La frase “La mafia teme l’educazione alla legalità”,perché è come un vaccino e se ognuno si rende conto che le organizzazioni criminali sono bruttissime,piano,piano,potranno essere debellate. Come hanno lottato Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tanti altri, dobbiamo lottare anche noi e non smettere mai. I figli dei mafiosi si devono rendere conto dello sbaglio a cui vanno incontro immischiandosi negli affari dei loro padri, ma anche i padri devono capire che è sbagliato. Noi dobbiamo continuare a lottare perché la mafia possa un giorno sparire.
3.   La frase di Lia Sava,magistrato di Palermo:”Scegliamo un sogno!”. Mentre Lei ha scelto di combattere contro le organizzazioni criminali, noi dobbiamo scegliere un sogno e lottare e faticare per poterlo realizzare.


Post di Tommaso della classe 3 A.

mercoledì 6 febbraio 2013

Viaggio della Responsabilità


Davide Lomma e Cesare Bertuccioli sono due ex studenti della scuola secondaria di primo grado “Olivieri” di cui io sto frequentando il terzo anno.
Lunedì 14 gennaio sono venuti a raccontarci una loro significativa esperienza:il “Viaggio della Responsabilità 2012”
Insieme al gruppo Shekinah della parrocchia dei Cappuccini di Pesaro, hanno deciso di fare un viaggio molto particolare in alcune zone d’Italia,non come turisti ma alla scoperta di luoghi e persone in difficoltà.
Sono partiti da Pesaro verso Lucca,poi Casal di Principe (dove la camorra ha ucciso don Peppe Diana), Rosarno (qui ogni anno giungono moltissimi extracomunitari per la raccolta delle arance),Locri,Palermo(città dei giudici Falcone e Borsellino),Napoli (quartiere Scampia),Lanciano e Ortona in Abruzzo.
I nomi di questi luoghi ci fanno pensare alla miseria,alla droga,alla mafia,a problemi molto grandi contro cui si combatte da sempre. In questi posti spesso le persone hanno paura di uscire di casa e hanno bisogno di aiuto. Ci sono uomini senza scrupoli che minacciano e uccidono, ma ci sono anche tante persone che non si arrendono al male e lo combattono. Nel loro viaggio hanno conosciuto persone che dedicano la loro vita agli altri, che credono in una vita migliore.
Ormai la mafia è dappertutto e l’unico modo per fermarla è lottare noi cittadini insieme allo Stato! Le parole del giudice Lia Sava del Pool Antimafia mi hanno colpito:”Bisogna lottare con i fatti,le parole non bastano!”.
E’ stato molto bello vedere i ragazzi entrare in una villa sequestrata a un boss mafioso:quella grandissima casa era il simbolo del suo potere,ma oggi l’ha presa lo Stato italiano.
Una suora incontrata nel loro cammino ha detto che ognuno di noi ha un compito e se non lo fa viene a mancare il suo pezzo e nessuno lo può fare al suo posto.
Noi giovani dobbiamo credere in un sogno e portarlo avanti non a chiacchiere,ma con i fatti perché la mafia ha paura dell’educazione alla legalità!!!
Ho guardato su You tube il filmato del viaggio e mi è venuta la pelle d’oca,è stata un’esperienza molto forte. Quei giovani,come tante persone incontrate nel loro cammino,non si fanno vincere dal male, ma vincono con il bene (come ha detto il vescovo Bregantini incontrato a Lucca).


Post di Lorenzo T. della Classe 3 A.