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sabato 9 novembre 2013

La lettura degli italiani? Purtroppo è un gioco.


In tutto il mondo la rivoluzione tecnologica che ha sconvolto l’industria culturale crea ricchezza e posti di lavoro. In America i quotidiani di antica tradizione vengono comprati dagli editori dei new media e dai leader del commercio elettronico. In Italia non succede. L’industria culturale produce soprattutto precari. Perché –purtroppo- siamo il popolo più ignorante del mondo; e non lo viviamo come una vergogna, ma come un vanto. Siamo convinti che studiare non serva a nulla, perché tanto sappiamo già quel che ci interessa. La rete è un oceano di parole che nessuno ascolta.

Tutti scrivono ,quasi nessuno legge. Basta viaggiare su un treno veloce per averne la prova. Quasi nessuno prende il giornale. Ovviamente, la colpa della scarsa abitudine della lettura degli italiani non è certo del personale delle ferrovie. Anche di libri, infatti,se ne vedono pochini, e sempre in mano a donne. La stragrande maggioranza dei passeggeri sta giocando con il tablet o con il cellulare. Qualcuno manda messaggi, qualcuno lavora, ma tanti stanno proprio giocando, abbattendo omuncoli colorati, nutrendo animali immaginari, allevando creature mostruose. Tutto questo può “divertire”, in senso etimologico: sviare,far pensare ad altro. Ma, soprattutto se si è giovani, e se un lavoro non lo si ha ancora, l’incapacità di concentrarsi, di memorizzare nozioni, di approfondire, di imparare, può avere effetti devastanti.

 

Post tratto dall’articolo pubblicato da Aldo Cazzullo su “Sette”,settimanale del Corriere della Sera del 1 novembre 2013.

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