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mercoledì 23 marzo 2011

'Ndrangheta

Due anni fa nel cuore dell’Aspromonte, a Platì, paese che ha fornito forse il maggior numero di narcotrafficanti alla ‘ndrangheta, viene posto un questionario ai ragazzi di seconda media. Tra le domande c’è:”Qual è la cosa che ti dà più fastidio nel tuo comune?!. L’85 per cento dei bambini risponde: la caserma dei carabinieri.


A Platì non c’è nulla, l’unico futuro che si prospetta per quei bambini è quello di una vita in rapporto con la ‘ndrangheta. Lo stato viene visto solo come un’entità repressiva. Invece dobbiamo fare in modo che le regole vengano percepite come opportunità. Ma non c’è opportunità, soprattutto al Sud, se non ci sono diritti esigibili: intendo il diritto al lavoro, a una pubblica amministrazione trasparente, alla salute. Per educare alla legalità bisogna far diventare questi diritti “esigibili”. Faccio un esempio: in Emilia-Romagna e Lombardia la sanità è efficiente. Se ti rompi un braccio a Bologna o a Lodi la prima domanda che ti fai è: dove devo andare? Se ti rompi un braccio a Reggio Calabria o a Casal di Principe la prima domanda è: a chi mi devo rivolgere? Nella sostituzione tra il “dove” e il “chi”, c’è la sostituzione di un sistema universale di diritti esigibili, con un sistema di mediazione clientelare che è l’anticamera del modello mafioso. Il generico rispetto delle regole tuttavia non mi piace, perché rischia di essere una parola vuota. Per affermare una nuova stagione bisogna partire dalle scuole, ma non solo: penso al ruolo nelle aree di disgregazione sociale del Sud hanno le parrocchie e la Chiesa, alle associazioni della società civile che spesso sostituiscono uno stato assente. Un segno positivo è che cresce la domanda, nelle università e nelle scuole, di una formazione alla legalità, bussola di una nuova coscienza civica. Il problema però è che nelle aree degradate socialmente l’unica istituzione è la scuola pubblica, che oggi vive un momento di drammatica crisi di risorse. Abbiamo anche bisogno di condividere la repubblica, perché è un insieme di principi, valori e diritti che danno forma allo stato. E occorre far percepire quest’ultimo non come la controparte distante dai propri bisogni, ma il punto di garanzia per creare pari opportunità per l’accesso al proprio futuro.
Francesco Forgione, in passato deputato e presidente della Commissione antimafia, è tra l’altro autore di ‘Ndrangheta. Boss, luoghi e affari della mafia più potente al mondo (Baldini Castoldi Dalai,2008).
Articolo tratto da Antimafie/I buoni esempi /Cento passi per la legalità curato da Carlo Giorgi del magazine VENTIQUATTRO n°3 del 25 febbraio 2011 de quotidiano IL SOLE 24 ORE.

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