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giovedì 15 settembre 2016

L'agente:"I genitori guardino nei cellulari dei ragazzi"

Lisa Di Bernardino è una poliziotta, vicequestore aggiunto della polizia postale di Milano .Nelle sue giornate di lavoro ci sono storie di pedofilia, di cyberbullismo sessuale, sexting. Spesso sono storie di minori.
“E’ così. E’ chiaro che davanti ai rischi di Internet i minori sono più vulnerabili”.
Cosa possono fare i genitori per scongiurare quei rischi?
“Costruire un legame di fiducia e rispetto con i figli, tanto per cominciare. Però ci sono anche dei ruoli e fra i ruoli di un genitore c’è quello di tutelare i figli, anche da fatti penalmente rilevanti. Questo può voler dire entrare nella sua sfera privata”.
Cioè controllarla?
“Sì, ma non diamo a questo controllo accezione negativa. Parliamo di tutela e prevenzione, invece. Io voglio sapere se mio figlio scambia materiale che non dovrebbe attraverso il suo cellulare, voglio vedere i contatti della sua rubrica…”
E la privacy?
“Anche mio figlio, che è un adolescente, mi ha detto: mamma tu non rispetti la mia privacy. Gli ho risposto che non siamo alla pari e che io ho il dovere di controllare quello che lui fa. Chiedete a un genitore dov’è il telefonino de figlio quando va a dormire. Nessuno si preoccupa di prenderlo, lo credono al sicuro nella sua cameretta e magari lui sta mandando messaggi, foto, sta parlando con il mondo o sta vivendo un pericolo”.
Perché i ragazzini si scambiano video dai contenuti sessuali?
“Perché non c’è più il senso del pudore, anzi spesso c’è una gara a mostrarsi ma il fatto è che non si torna indietro. La nostra sfida come Polizia postale è riuscire ad entrare nelle teste di questi ragazzi prima che facciano clic, dare loro strumenti per fargli dire: mi devo fermare, questo non si cancella più dalla rete.
Quando la prudenza diventerà un automatismo culturale il gioco sarà fatto.
Articolo di Giusy Fasano pubblicato sul Corriere della Sera del 15  settembre 2016


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