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mercoledì 27 aprile 2016

Bambini sempre più digitali ma attenti alla solitudine

Benvenuti nell’era"digitale”, quella scandita da “io sono connesso, quindi esisto”, diventato ormai una priorità, un bisogno assoluto di una società innervata dai più disparati marchingegni tecnologici che rischiano di confinarci tutti in un recinto, un’agorà virtuale dove le persone comunicano molto, ma dialogano poco rischiando così di non comprendersi.
Amo la scienza, il progresso e l’innovazione tecnologica ma temo che un loro abuso possa trasformarci in un “dettaglio”, un banale dispositivo, per dare il via a una nostra progressiva disumanizzazione. Il cervello, così sollecitato, apprende e si adegua assumendo via via una nuova configurazione, assetto per diventare più digitale che può: rapido, efficiente, con circuiti neurali ultraveloci e sempre pronto a dare risposte, ma con meno empatia e tempi di riflessione. E’ questa la nuova ideologia che, inarrestabile, avanza e riguarda soprattutto i più giovani provvisti ormai di un “cervello digitale”, quello a trazione anteriore che rischia di non cogliere il nesso, la relazione causa-effetto dei loro gesti, azioni e conseguenze.
Se un mostro sacro come Steve Jobs, uno dei creatori, protagonisti indiscussi di questa rivoluzione tecnologica si spinse a proibire ai suoi figli l’uso di questi infernali strumenti nelle mura domestiche, c’è da riflettere.
Trovo indecente, inquietante vedere bambini spesso pienamente equipaggiati, in possesso di articoli tecnologici, già pronti e allevati a scalare l’intera filiera digitale pur di farli sentire omologati e connessi. A questa età il loro cervello è particolarmente sensibile e vulnerabile agli stimoli e alle sollecitazioni esterne di qualsiasi natura, perché impegnato nel compiere importanti tappe, passaggi evolutivi, per giungere poi a quello che sarà il cervello definitivo, provvisto di quell’equilibrio fondamentale tra il pensare e l’agire.
Può far comodo, a volte, disporre di una “badante digitale” che garantisce una identità artificiale, metallica, ma poi il prezzo che si rischia di pagare è quello di favorire la comparsa di disturbi, comportamenti bizzarri e una inspiegabile solitudine. E quando si è soli e soprattutto piccoli, il pericolo di cadere in qualche trappola o tentazione è sempre in agguato.


Articolo di Rosario Sorrentino pubblicato sul Corriere della Sera del 20 aprile 2016

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