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sabato 24 marzo 2012

Incontro con i Donatori di sangue

Sabato 10 marzo 2012 sono venuti nella mia scuola due volontari, i signori Enzo e Luigi, per farci conoscere un’importante Associazione: l’ A.V.I.S. e a sensibilizzarci verso ciò di cui si occupa.
A.V.I.S.=Associazione Volontari Italiana Sangue
Il sangue è una sostanza complessa e particolare che l’uomo non è ancora riuscito a creare artificialmente, quindi donarlo è fondamentale per salvare la vita a chi ne ha bisogno. All’AVIS sono iscritte un milione di persone che spontaneamente hanno deciso di donare il sangue.
L’associazione nasce in Italia ottantacinque anni fa, nel 1927. Il 30 giugno 1947 nasce l’AVIS comunale di Pesaro e nel 1956 quella provinciale. Nel 2000 si costituisce il gruppo Giovani dell’AVIS pesarese.
Il Signor Luigi ci ha raccontato come ha deciso di diventare donatore. Durante la seconda guerra mondiale era cuoco nell’ospedale cittadino. Un giorno arrivò un’ambulanza con un soldato canadese ferito,che aveva subito grandi perdite di sangue. Il medico del pronto soccorso disse che il paziente non si sarebbe salvato senza un’immediata trasfusione di sangue. Il Signor Luigi gli donò il suo sangue. Per me il suo è stato un gesto molto nobile. Lui stesso è stato felice di averlo fatto, era emozionato e contento.
Quel soldato era lontano dal proprio Paese per combattere per la nostra libertà.
Da quel giorno il Signor Luigi non smise più di donare sangue. Ha donato ben 232 volte e ha smesso di farlo costretto dall’età: dopo 65 anni non si può più donare. E’comunque rimasto nell’Associazione per testimoniare con la sua esperienza che donare il sangue è molto importante.
Donare il sangue è sano: tutto avviene in totale sicurezza, non c’è pericolo di contaminarsi. I Donatori vengono sottoposti a controlli periodici che permettono di controllare il proprio stato di salute. Donare sangue è importante e non può essere la paura di un ago a fermarci! Donare sangue non costa nulla eppure ha un grande valore!


Post di Lorenzo T. della classe 2 A.

giovedì 22 marzo 2012

Cibo spazzatura

E’ definito cibo spazzatura qualsiasi alimento o bibita che apporti grandi quantità di calorie in assenza di nutrienti di rilievo con conseguente malnutrizione o obesità.
Aranciate, cole gassose e simili apportano tante calorie sotto forma di zucchero. Fino a pochi anni fa contenevano addirittura coloranti cancerogeni. Merendine, biscotti, salatini sono spesso alimenti di scarsa qualità. La cosa peggiore delle merendine non sono gli zuccheri ma i grassi , spesso idrogenati.
I fast-food, secondo me, sarebbe meglio chiamarli “killer-food” abbondano di panini ricchi di zuccheri per aumentarne la piacevolezza, carne rossa con grassi della peggior qualità, una foglia di insalata, un po’ di cipolla e ricoperti di salse con conservanti.
Bar, macchinette e fast-food “pullulano” di cibo spazzatura.
Secondo me è meglio una spremuta d’arancia di stagione, oppure una mela per merenda al posto di un bombolone alla crema. Anch’io, a volte, cedo alla pubblicità e finisco per mangiare cibo spazzatura.
Le macchinette non ci dovrebbero essere, perché sono “killer autentici”, messe logicamente nei posti peggiori come scuole ,ospedali e uffici.


Post di Tommaso della classe 2 A

lunedì 19 marzo 2012

Educazione al consumo consapevole

“Educazione al consumo consapevole” è un progetto sul consumo consapevole delle merendine che mangiamo quotidianamente, che si è svolto in due incontri.
Prima ci siamo recati nelle sale del centro commerciale IperCoop Miralfiore di Pesaro, dove l’esperta ci ha spiegato che sul mercato possiamo trovare un prodotto conosciuto, di marca, “in”  ovviamente piuttosto costoso e un prodotto poco conosciuto, fuori moda o “out” con un prezzo inferiore. Non sempre però il prodotto “in” è migliore di quello “out”. Per dimostrarlo ci ha diviso in 4 gruppi: il primo doveva cercare una merenda per una gita in montagna, il secondo per un gruppo sportivo, il terzo per un ragazzo che studia e il quarto una merenda sana. Dovevamo prendere quindi 4 prodotti: due cibi e due bevande, di cui una di marca e una no. Tornati nei locali del primo piano del supermercato, abbiamo esaminato attentamente tutti gli ingredienti e le principali differenze. Abbiamo scoperto che quasi sempre il prodotto non di marca (e di solito meno costoso) è più salutare di quello di marca!
Ma allora perché tutte le fabbriche “famose” continuano a vendere moltissimo?
Semplicemente perché tutti i compratori si affidano alla marca “conosciuta” senza far caso nemmeno agli ingredienti.
Nel secondo incontro invece è venuta l’esperta a scuola e questa volta ci ha parlato delle etichette presenti sulle confezioni delle merendine, dove ci sono informazioni che bisogna scrivere obbligatoriamente, alcune facoltative, altre dette “inutili” e certe addirittura vietate.
Gli stabilimenti che producono l’involucro delle merendine sono rigorosamente tenuti a scrivere: gli ingredienti, la scadenza, il peso e lo stabilimento di produzione. Ci sono inoltre le informazioni facoltative: fra le tante opzioni le industrie preferiscono per esempio inserire la tabella nutrizionale e una bella immagine che raffigura il prodotto. Vengono dette, invece, informazioni “inutili” i concorsi e i gadget che servono solo a scopo di vendita. Le uniche informazioni vietate dalla legge sono quelle false, non vere e se l’industria produttrice scrive ingredienti e quantità diverse dalla realtà va incontro a gravi rischi.
Da questa esperienza ho capito che è più importante essere attenti alla qualità del prodotto che all’apparenza!!


Post di Simone della classe 2 A

martedì 13 marzo 2012

Connessione continua:più cellulari che italiani

Dalla nascita alla morte i neuroni del nostro cervello restano più o meno della stessa grandezza. Ciò che aumenta è il numero dei reciproci collegamenti. Se passiamo dal singolo individuo all’intera umanità, constatiamo che crescono sia il numero di abitanti, sia i collegamenti  tra loro.
Il pianeta ha impiegato migliaia di anni per raggiungere, nel 1800, il suo primo miliardo. Poi sono bastati 130 anni per toccare, nel 1930, il secondo miliardo. Dopo 69 anni, nel 1999, siamo arrivati a sei miliardi. Infine, dodici anni sono bastati per giungere nel 2011, a sette miliardi. Scendendo a livello nazionale, 150 anni fa noi italiani eravamo 26 milioni, oggi siamo 60 milioni; in più, abbiamo i telefoni, i cellulari, la radio, la televisione e internet con cui possiamo tenerci collegati sempre e dovunque. Dieci anni fa non esisteva ancora Facebook; solo 36 italiani su cento avevano il cellulare e 11 erano collegati a internet. Oggi nel nostro Paese ci sono più telefoni cellulari che abitanti, 41 italiani su cento sono abbonati a internet, tutti hanno la televisione a colori.


Domenico De Masi, articolo pubblicato su Style magazine del Corriere della Sera del marzo 2012.

giovedì 1 marzo 2012

Moda e personalità

Non capita tutti i giorni, tra i ragazzi, di essere sommersi di critiche perché uno indossa le “Converse” e l’altro le “Lacoste”?
Noi ragazzi tendiamo spesso a farci influenzare dalla moda che ci “martella” con tante scelte attraverso la pubblicità senza farci adottare il nostro stile, facendo vedere un aspetto negativo della nostra personalità con effetti di discriminazione e isolamento totale.
In particolare nella preadolescenza, una fase molto delicata della nostra vita, noi sentiamo un bisogno sfrenato di essere quasi identici agli altri per farci accettare nei gruppi e trovare amicizie.
Questo bisogno che è per noi essenziale viene sfruttato dalla moda per aumentare le vendite.
Per porre rimedio a questo bisogno occorrerebbe non seguire la moda facendoci strada con la nostra personalità, eliminando i falsi amici che ti accettano solo se sei uguale a loro e cercando invece di identificare quelli giusti per tenerseli stretti.
Infatti tra gli adolescenti il valore dell’amicizia si esprime con la tendenza ad usufruire della moda che offre la possibilità di essere tutti uguali senza mantenere una libertà di scelta e una personalità individuale.
Anche io sono stato vittima della moda e delle critiche. Mi capita spesso di non riuscire, per la fretta di prendere l’autobus, a pettinare i capelli come vorrei e quando arrivo a scuola e sono un po’ spettinato i miei amici mi criticano; mi è inoltre capitato spesso di vedere scene in cui noi adolescenti ci prendiamo in giro per il denaro e nascono dibattiti tra chi è più ricco e più povero cioè tra chi è in grado di permettersi le cose migliori e chi invece ha delle difficoltà economiche legate alla propria situazione familiare .
E allora o fai la pecora e ti nascondi dietro agli altri o fai vedere l’orgoglio mostrando al meglio la tua personalità. Ed io alle mie idee non ci rinuncio!

Post di Nicolò della classe 3 A

mercoledì 15 febbraio 2012

Adolescenti in Rete. Per 8 genitori su 10 non corrono pericoli.

La strada virtuale fa meno paura di quella reale. Almeno ai genitori italiani. Illusi, analfabeti digitali o solo meno apprensivi rispetto agli altri europei? Otto su dieci lo hanno dichiarato ai ricercatori del progetto Eu Kids Online: “E’ altamente improbabile che mio figlio possa imbattersi in una situazione spiacevole su Internet”.
L’indagine, finanziata dall’Unione europea e coordinata dalla London School of Economics and Political Science, ha fotografato il rapporto con Internet di oltre 25000 ragazzi( e loro genitori ) di 25 Paesi Ue. Abitudini e rischi presentati per il Safer Internet Day: dalla pornografia al bullismo, dal sexting (messaggi a sfondo sessuale) agli incontri con persone conosciute online. Sei ragazzi italiani su dieci, tra i 9 e i 16 anni, navigano tutti i giorni in Internet o quasi. Per fare i compiti (85%), giocare (83%), guardare video (76%) o “parlare” con gli amici (62%) : il 57% ha un profilo su un social network. E navigare è spesso un’esperienza privata: il 62% ( media Ue 49%) lo fa nella propria camera.
Giovanna Mascheroni, referente italiana del progetto Eu Kids Online e ricercatrice dell’Università Cattolica, spiega: “Il 63% dei genitori si autopromuove sostenendo di suggerire ai ragazzi come comportarsi su Internet, parlando di quello che può turbarli (56%) o li ha turbati (26%)”. Il 70% ha fiducia nelle capacità di autodifesa dei propri ragazzi anche se il 39% di loro ignora però ogni consiglio. “Ma quello che più ci allontana dall’Europa è proprio la convinzione che su Internet non possa capitare nulla di male. Non solo: molti genitori sovrastimano i rischi legati alla pornografia e ne ignorano altri come il bullismo online (sconosciuto all’81%), giudicato esperienza molto dolorosa dai due terzi dei ragazzi”.
Il direttore generale di Save the Children Italia, Valerio Neri, pone l’accento sulla scarsa alfabetizzazione dei genitori e sui numeri degli adescamenti online:”Se solo sapessero…Dalla ricerca Edu Kids Online emerge che il 4% dei nostri ragazzi (9% la media Ue) incontra persone conosciute online. I nostri dati Ipsos parlano di un 14%: anche se solo la verità sta nel mezzo, sono tantissimi. I genitori devono parlare di più ma anche il governo deve inserire nell’agenda digitale percorsi di tutela”.
Negli USA sono stati inseriti filtri antiporno nelle scuole e biblioteche. Nel Regno Unito David Cameron ha proposto un filtraggio preventivo, quando si sottoscrive dell’abbonamento ad Internet. “In Italia sistemi di controllo parentale esistono da anni ma non c’è una grande cultura in questo senso, soprattutto per i social network”, afferma Antonio Apruzzese, direttore della polizia postale.




Tratto dall’articolo di Alessandra Mangiarotti, pubblicato su Corriere della Sera dell’8 febbraio 2012.

Il mio Amico ha sempre più amici di Me

Facebook e l’”Effetto San Matteo”

Qualcuno ha appena accettato la vostra proposta di amicizia su Facebook? E’ probabile che, una volta ottenuto l’accesso al suo profilo, andrete a vedere quanti sono i suoi amici, per scoprire che, nella maggior parte dei casi, ne ha più di voi. Uno studio del Pew Center’s Internet and American Life Project ha appurato che l’utente medio di Facebook ha 245 amici, laddove costoro ne hanno, in media, 359. Un paradosso a prima vista inspiegabile: per quale bizzarra ragione i vostri amici risultano mediamente più popolari di voi? Ma per i sociologi il fenomeno è arcinoto, quasi banale: il “paradosso dell’amicizia”, come lo ha definito Scott Feld nel 1991, rispecchia il fatto che è più probabile che la gente cerchi di stringere amicizia con chi ha già molti amici, piuttosto che con coloro che ne hanno pochi. I solitari tendono  a restare tali e ad essere ulteriormente emarginati, viceversa le persone popolari tendono a diventare ancora più popolari, suscitando negli altri curiosità, desiderio di aggregarsi a una comunità e speranza di brillare della luce riflessa del leader.
Si tratta di una variante del fenomeno che Robert Merton battezzò “effetto San Matteo”, dal noto passaggio del Vangelo di Matteo che recita:”A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. Il detto evangelico si riferisce, presumibilmente, alla potenza di attrazione esercitata da chi è dotato di virtù carismatiche, mentre la sua interpretazione laica allude all’esistenza  di una “legge” di distribuzione ineguale delle risorse ( economiche, politiche, culturali, ecc) che governerebbe tutti i fenomeni sociali. Internet, in barba alle teorie sulla presunta natura egualitaria e democratica del medium, non fa eccezione, come hanno già dimostrato molte ricerche empiriche sulla distribuzione del reputazionale: allo stesso modo in cui pochi blogger aggregano migliaia di fan, mentre la maggioranza ne raccatta poche decine, solo il 20% degli utenti di Facebook possono aspirare a raggiungere significativi livelli di popolarità. Quindi, se non fate parte di questa élite, rassegnatevi: i vostri amici hanno più amici di voi.




Carlo Formenti

Articolo dal Corriere Della Sera del 8 febbraio 2012.