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martedì 10 gennaio 2012

QUEI VIDEO TROPPO ESPLICITI...MA CENSURARE NON SERVE

La decisione del premier inglese David Cameron di convocare rappresentanti di case discografiche e gestori di siti Internet per controllare l’influenza che i video delle star più sexy, come Lady Gaga o Rihanna, possono esercitare sulle ragazzine, coglie un problema reale. Benché si ponga in modo particolarmente acuto in Inghilterra dove l’abbandono familiare, la disaffezione scolastica e le maternità precoci hanno raggiunto percentuali straordinarie, esso riguarda seppure con minore intensità anche il nostro Paese.
L’adolescenza, è ormai risaputo, non è più quella di una volta. I modelli familiari appaiono deboli e spesso ininfluenti di fronte alla suggestione di quelli massmediatici. La pubertà, sempre più anticipata, provoca un divario tra la maturità del corpo e della psiche, difficile da gestire. La costruzione della propria identità si pone con un’urgenza che il pensiero, ancora infantile, non riesce a padroneggiare. In mancanza di dialogo con gli adulti di riferimento, la suggestione di immagini ad alto indice di erotismo induce allora le adolescenti ad assumere atteggiamenti di imitazione mimetica, confermati da un diffuso e accessibile mercato di cosmetici, abiti ed accessori.
Apparire come le divinità dello spettacolo le illude di evitare i compiti evolutivi propri dell’età: non è necessario definire chi si è e che cosa si desidera quando il sonno prevale sulla veglia e il mondo virtuale sostituisce quello reale. Poiché l’ideale è, per definizione, irraggiungibile, altrimenti non sarebbe tale, le conseguenze saranno inevitabili. Siamo tutti d’accordo che, anche in questo caso, prevenire sia molto meglio che correggere, ma che fare?
Indurre le case discografiche a controllare i loro messaggi non mi sembra una soluzione praticabile. La Rete è così aperta alla fruizione che sarebbe come mettere l’acqua in gabbia. Meglio sarebbe rendere la vita vera più coinvolgente di quella simulata, offrire all’età evolutiva mete possibili e desiderabili, luoghi d’incontro, opportunità di divenire protagonisti e non solo spettatori della propria storia.

Silvia Vegetti Finzi

Dal Corriere della Sera del 2 gennaio 2012. 

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