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mercoledì 1 giugno 2011

Per i genitori.

LASCIAMO I BAMBINI FUORI DA FACEBOOK PER CHIUDERE LA PORTA AI PEDOFILI.

Non se ne parla quasi mai sui giornali, nei bar o sul web. Quasi a voler scongiurare il fantasma dell’orco e a volere dimenticare le nostre responsabilità. Ma la pedofilia viaggia su Internet alla velocità dei social network, scientificamente irraggiungibile per noi genitori. E’ per questo che non può passare sotto gamba la leggerezza con cui Mr. 12,5 miliardi di dollari, il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, ha tranquillamente anticipato alla Cnn che in futuro si potrà pensare a dare libero accesso sul più dilagante sito di social network anche ai bambini ( sì bambini, non chiamiamoli teenager o adolescenti in questo caso ) al di sotto dei 13 anni.
Zuckerberg, che ha sottolineato come in cantiere non ci sia un progetto come questo, parla come se fosse un neo-sociologo ma in realtà pensa a Wall Street e alla sua quotazione da 50 miliardi di dollari, già in attesa come l’evento storico che farà impallidire la divinità Google. Sono affari, comprensibile.
Ma ci sono argomenti su cui anche un manager che pensa ai propri miliardi deve fare un passo indietro, soprattutto quando dalle sue decisioni può dipendere la sicurezza dei bambini.
“I criminali su Internet ragionano esattamente come quelli di strada: preferiscono entrare dove la porta è aperta” racconta sempre un dirigente esperto della Polizia postale. E allora, anche se è vero che gli under 13 più scaltri troveranno comunque il modo di chattare liberamente su Facebook usando delle credenziali false, aprire quella porta per tutti i bambini con le loro credenziali vere- che in sostanza permette di essere rintracciati più facilmente visto che chi si collega può sapere che sta parlando con un bambino di 10 anni-vuole dire fare entrare facilmente i pedofili anche in quello spazio pericoloso che sempre di più si sta sovrapponendo alla strada.
La responsabilità maggiore rimane in carico a noi genitori prima di tutto. Ma che almeno gli Zuckerberg e affini del web 2.0 che stanno rivoluzionando la nostra vita non dimentichino di avere un ruolo sociale anche fuori dalla Rete.
Saranno realtà virtuali, forse, ma i danni sono veri.

Massimo Sideri
Articolo tratto dal CORRIERE DELLA SERA del 31 maggio 2011 pag.42.

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