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giovedì 5 aprile 2012

Nostalgia

Non ricordo il mio primo giorno di scuola all’Olivieri, ma andavo fiero del fatto che la mia sezione si chiamasse come la lettera che precede tutte le altre nell’alfabeto, motivo di vanto non incrinato poi dal sospetto, maturato anno dopo anno, che tra le due classi di bilinguismo la mia fosse quella più restia alla disciplina e allo studio. Ho ancora bene in mente la raffica di note che certi professori scagliarono a mo’ di anatema sul branco urlante e scalciante della mia classe durante tutto l’anno scolastico 2000/2001. Se ci comportavamo in maniera più docile era l’asineria a suscitare l’ira degli insegnanti: e allora il cuore si stringeva al terno al lotto di ogni interrogazione, e quando addirittura si erano scialacquate le due ‘giustificazioni’ in nostro diritto (sbalorditiva innovazione tecnica sconosciuta alle elementari), il silenzio accompagnato allo scorrere dell’elenco sotto gli occhi del professore veniva increspato dal sussurrio di chi prometteva inumani fioretti a qualsiasi divinità pur di farla franca. Osservavano questa scena con un ghigno di sprezzo razionalista coloro che erano già stati interrogati – nonché i soliti due o tre bravi, tra i quali, a giorni alterni, c’ero anch’io.
Ricordo poi la cattedra di Italiano oltre la quale scorgevamo tutti gli anni una figura diversa, quasi  fosse l’insegnamento di Difesa-Contro-Le-Arti-Oscure di Harry Potter. All’insegnante del secondo anno, il professor Forlani, ora docente universitario, si riconducono alcune esperienze fuori dal comune, come quella della recitazione di testi teatrali in classe (memorabile fu la mia interpretazione del Faust di Marlowe); oppure quella dei laboratori poetici in cui ci si dedicava a vicenda sonetti irriverenti, professore compreso; o ancora quella del giornalino di classe, denominato (non chiedetemi perché) ‘Il Corriere dello Zibibbo’, terminata bruscamente a causa dell’abitudine in redazione di parlare continuamente e a voce alta di tutto tranne che di quello che avremmo scritto nel numero seguente. In quell’anno mi scoprii vignettista sottile ed ironico, scatenando anche qualche piccola protesta nel corpo docente per aver pubblicato alcune ingenue caricature di insegnanti.
Ma il peggio lo davamo in Musica, soprattutto se confrontati con quelli della B: cantanti, chitarristi, bassisti, pianisti, e chi più ne ha più ne metta. Noi al saggio di fine anno, invece ci siamo arrivati con un’orchestra di circa venticinque flauti dolci (di cui effettivamente la metà fingevano di suonare), tre ‘triangolisti’ e tre che si limitavano a tenere il tempo maldestramente battendo le mani (e io ero tra questi). 
Ora, a distanza di tanti anni, devo ammettere che il periodo passato alla scuola media Olivieri mi ha dato molte belle esperienze e molti bei ricordi – e non solo per gli episodi qui descritti – tant’è che ancora oggi porto avanti le passioni maturate nelle ore di Artistica, Italiano e (anche se quella volta non l’avevo ancora capito) di Musica.
A volte ripenso a quegli anni con una certa nostalgia.


Post di Alessandro Z. ex-alunno della Scuola "Olivieri". 

Mio nonno donatore

Mio nonno, ex-donatore dell’AVIS di Urbino, mi ha raccontato che una volta non c’erano tutti i controlli di oggi. Il sangue veniva prelevato solo in forma intera; non era possibile donare solo plasma o piastrine.
Un particolare che si ricorda molto bene era che nella stessa stanza, dove avveniva la donazione, si sterilizzavano le siringhe di vetro bollendole (non erano ancora in uso le usa-e-getta) e si cuoceva una bistecca per il donatore per ridargli forze.
Mio nonno ha fatto più di 100 donazioni e ha ricevuto anche la medaglia “Goccia d’oro”.

Post di Simone della classe 2°.

Vantaggi della donazione del sangue

Tutti o quasi noi abbiamo raccontato dell’incontro con l’AVIS ai nostri parenti.
Mio zio, Stefano, ha deciso di andare a donare il sangue.
Donare il sangue ha, infatti, un doppio vantaggio:
1.   Con gli accurati controlli si può sapere se si è in buona salute,
2.   Si fa del bene ad altre persone malate.

Post di Amanda della classe 2 A

A me piacerebbe...

Una volta arrivata a casa ho raccontato subito di questo incontro alla mia famiglia. Io non lo sapevo, ma, mio nonno mi ha detto che anche lui in passato era un donatore di sangue, da quando aveva 18 anni. Ha donato per circa 20 volte. Mi ha detto che all’inizio aveva un po’ paura ma doveva donare per fare del bene agli altri.
 Secondo me donare sangue è un gesto utile e significativo perché con una trasfusione puoi salvare la vita a 4 persone.
A me piacerebbe, da grande, fare un gesto così bello, ma non so se riuscirò perché le punture mi fanno un po’ male e un po’ paura. Spero di superare questo ostacolo per diventare anch’io una donatrice.

Post di Elisa della classe 2 A.

sabato 24 marzo 2012

Incontro con i Donatori di sangue

Sabato 10 marzo 2012 sono venuti nella mia scuola due volontari, i signori Enzo e Luigi, per farci conoscere un’importante Associazione: l’ A.V.I.S. e a sensibilizzarci verso ciò di cui si occupa.
A.V.I.S.=Associazione Volontari Italiana Sangue
Il sangue è una sostanza complessa e particolare che l’uomo non è ancora riuscito a creare artificialmente, quindi donarlo è fondamentale per salvare la vita a chi ne ha bisogno. All’AVIS sono iscritte un milione di persone che spontaneamente hanno deciso di donare il sangue.
L’associazione nasce in Italia ottantacinque anni fa, nel 1927. Il 30 giugno 1947 nasce l’AVIS comunale di Pesaro e nel 1956 quella provinciale. Nel 2000 si costituisce il gruppo Giovani dell’AVIS pesarese.
Il Signor Luigi ci ha raccontato come ha deciso di diventare donatore. Durante la seconda guerra mondiale era cuoco nell’ospedale cittadino. Un giorno arrivò un’ambulanza con un soldato canadese ferito,che aveva subito grandi perdite di sangue. Il medico del pronto soccorso disse che il paziente non si sarebbe salvato senza un’immediata trasfusione di sangue. Il Signor Luigi gli donò il suo sangue. Per me il suo è stato un gesto molto nobile. Lui stesso è stato felice di averlo fatto, era emozionato e contento.
Quel soldato era lontano dal proprio Paese per combattere per la nostra libertà.
Da quel giorno il Signor Luigi non smise più di donare sangue. Ha donato ben 232 volte e ha smesso di farlo costretto dall’età: dopo 65 anni non si può più donare. E’comunque rimasto nell’Associazione per testimoniare con la sua esperienza che donare il sangue è molto importante.
Donare il sangue è sano: tutto avviene in totale sicurezza, non c’è pericolo di contaminarsi. I Donatori vengono sottoposti a controlli periodici che permettono di controllare il proprio stato di salute. Donare sangue è importante e non può essere la paura di un ago a fermarci! Donare sangue non costa nulla eppure ha un grande valore!


Post di Lorenzo T. della classe 2 A.

giovedì 22 marzo 2012

Cibo spazzatura

E’ definito cibo spazzatura qualsiasi alimento o bibita che apporti grandi quantità di calorie in assenza di nutrienti di rilievo con conseguente malnutrizione o obesità.
Aranciate, cole gassose e simili apportano tante calorie sotto forma di zucchero. Fino a pochi anni fa contenevano addirittura coloranti cancerogeni. Merendine, biscotti, salatini sono spesso alimenti di scarsa qualità. La cosa peggiore delle merendine non sono gli zuccheri ma i grassi , spesso idrogenati.
I fast-food, secondo me, sarebbe meglio chiamarli “killer-food” abbondano di panini ricchi di zuccheri per aumentarne la piacevolezza, carne rossa con grassi della peggior qualità, una foglia di insalata, un po’ di cipolla e ricoperti di salse con conservanti.
Bar, macchinette e fast-food “pullulano” di cibo spazzatura.
Secondo me è meglio una spremuta d’arancia di stagione, oppure una mela per merenda al posto di un bombolone alla crema. Anch’io, a volte, cedo alla pubblicità e finisco per mangiare cibo spazzatura.
Le macchinette non ci dovrebbero essere, perché sono “killer autentici”, messe logicamente nei posti peggiori come scuole ,ospedali e uffici.


Post di Tommaso della classe 2 A

lunedì 19 marzo 2012

Educazione al consumo consapevole

“Educazione al consumo consapevole” è un progetto sul consumo consapevole delle merendine che mangiamo quotidianamente, che si è svolto in due incontri.
Prima ci siamo recati nelle sale del centro commerciale IperCoop Miralfiore di Pesaro, dove l’esperta ci ha spiegato che sul mercato possiamo trovare un prodotto conosciuto, di marca, “in”  ovviamente piuttosto costoso e un prodotto poco conosciuto, fuori moda o “out” con un prezzo inferiore. Non sempre però il prodotto “in” è migliore di quello “out”. Per dimostrarlo ci ha diviso in 4 gruppi: il primo doveva cercare una merenda per una gita in montagna, il secondo per un gruppo sportivo, il terzo per un ragazzo che studia e il quarto una merenda sana. Dovevamo prendere quindi 4 prodotti: due cibi e due bevande, di cui una di marca e una no. Tornati nei locali del primo piano del supermercato, abbiamo esaminato attentamente tutti gli ingredienti e le principali differenze. Abbiamo scoperto che quasi sempre il prodotto non di marca (e di solito meno costoso) è più salutare di quello di marca!
Ma allora perché tutte le fabbriche “famose” continuano a vendere moltissimo?
Semplicemente perché tutti i compratori si affidano alla marca “conosciuta” senza far caso nemmeno agli ingredienti.
Nel secondo incontro invece è venuta l’esperta a scuola e questa volta ci ha parlato delle etichette presenti sulle confezioni delle merendine, dove ci sono informazioni che bisogna scrivere obbligatoriamente, alcune facoltative, altre dette “inutili” e certe addirittura vietate.
Gli stabilimenti che producono l’involucro delle merendine sono rigorosamente tenuti a scrivere: gli ingredienti, la scadenza, il peso e lo stabilimento di produzione. Ci sono inoltre le informazioni facoltative: fra le tante opzioni le industrie preferiscono per esempio inserire la tabella nutrizionale e una bella immagine che raffigura il prodotto. Vengono dette, invece, informazioni “inutili” i concorsi e i gadget che servono solo a scopo di vendita. Le uniche informazioni vietate dalla legge sono quelle false, non vere e se l’industria produttrice scrive ingredienti e quantità diverse dalla realtà va incontro a gravi rischi.
Da questa esperienza ho capito che è più importante essere attenti alla qualità del prodotto che all’apparenza!!


Post di Simone della classe 2 A