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martedì 8 novembre 2011

"Spiare" il Diario dei Figli Inutile, ne fanno uno apposta per Voi

Per i genitori degli adolescenti “digitalizzati”, i social network rappresentano uno spauracchio: come impedire ai ragazzi di raccontare troppe cose di sé, esponendosi a rischi di ogni tipo: dalla predazione sessuale (la più temuta, ancorchè la meno probabile) alla più concreta possibilità che le “confidenze” di oggi vengano pagate domani con una mancata assunzione, o peggio, al cyberbulling (le persecuzioni da parte del “branco virtuale” dei coetanei che, nel caso dei soggetti più fragili, possono provocare seri danni)? Escluso il “proibizionismo”-vietare l’uso dei social media è controproducente, oltre che praticamente impossibile-, molti si orientano verso il tallonamento: l’apprensivo papà (o mamma) entra a sua volta in Facebook per “spiare”il profilo del proprio virgulto, talvolta azzardandosi a chiederne l’amicizia (che il disgraziato difficilmente può rifiutare).
Tutto sotto controllo? Illusione: il Guardian ha pubblicato i risultati di una ricerca condotta dalla società Family Kids and Youth, secondo cui una significativa percentuale di giovani utenti del social network attiva due o anche tre account differenti: il primo , quello “ufficiale”, serve a gettare fumo negli occhi dei familiari, gli altri, che sfruttano false identità, vengono usati per parlare liberamente della cose “serie” (sesso,imprese trasgressive,sfottò nei confronti dei professori e insulti ai nemici di turno).Sociologi e psicologi della Rete hanno da tempo messo in luce la grande mutazione dei comportamenti giovanili: dai vecchi diari, accuratamente sottratti agli sguardi indiscreti, allo sfrenato esibizionismo del web. Una tendenza, si dice, che è il prodotto della difficoltà  di definire la propria identità in quest’era di incertezze: in assenza di punti saldi, si cerca dagli altri la conferma della propria esistenza e una risposta alla domanda “chi sono?”. Giusto, ma una cosa non è cambiata: usciti dall’infanzia queste domande non si rivolgono più ai genitori, bensì all comunità dei pari. Ecco perché inseguire i ragazzini nelle loro scorribande online serve a poco, tanto riusciranno sempre a scappare.

Articolo di Carlo Formenti dal Corriere della Sera del 6 ottobre 2011.

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