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martedì 22 settembre 2015

Il controllo possibile spetta ai genitori:educare e dare limiti

I genitori hanno tante buone ragioni per essere preoccupati. Si continua a dire che la Rete è un’opportunità, ma non si dice abbastanza che è anche un pericolo, o meglio: che può diventare un pericolo. Circa un ragazzino italiano su quattro tra i 9 e i 10 anni frequenta abitualmente ( e liberamente ) Facebook: solo ( sottolineato solo ) un terzo è estraneo al web.
Parlare di ragazzini è generico, perché in buona parte si tratta di bambini, se l’infanzia dura ancora fino a dieci anni. Va da sé che i genitori non avrebbero di che preoccuparsi se il mondo digitale non fosse, per  sua stessa natura e costituzione ( quasi come ragione stessa del suo esistere ), totalizzante: invasivo e quindi tirannico, specialmente per menti fragili come quelle infantili e preadolescenti.
Certo, i social network sanno che bisogna essere “politicamente corretti”, vietando ( sulla carta ) l’accesso ai minori di 13 anni. Ma è un’ipocrisia o una foglia di fico: in realtà sanno bene che il web è ( anche qui per sua stessa natura ) un’area franca, fuori controllo, in cui i bambini possono mentire, cioè dichiarare un’età che non hanno. L a bugia è ammessa, anzi viene incoraggiata. Bugia veniale? Sì e no, cari genitori. Sì, perché esistono menzogne oggettivamente più gravi. No, perché un territorio anonimo e totalizzante ( e dunque totalitario ) non è un paese per bambini, tant’è vero che il cyberbullismo impazza ( il 9% ) è un tasso altissimo).
L’unico controllo possibile ( o impossibile ) contro questo territorio fuori controllo spetta a papà e mamma: o meglio alla capacità non di punire la menzogna, ma di porre dei limiti, delle regole. Cioè di educare: occuparsene prima di preoccuparsene.


Articolo di Paolo Di Stefano pubblicato dal Corriere della Sera del 16 settembre 2015.

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