L’estremismo
si combatte con un unico bombardamento: quello dei libri contri l’ignoranza di
cuori e menti.
Di Susanna
Tamaro
L’eliminazione
dei terroristi che hanno fatto irruzione in una scuola militare di Peshawar,
sterminando 145 persone, di cui oltre cento studenti, non mette certo fine
all’orrore di una realtà che troppo spesso giunge nella quiete delle nostre
case. L’esecuzione a sangue freddo di bambini e ragazzi provoca in noi un
naturale e altrettanto violento moto di orrore.
Com’è possibile?-ci chiediamo ogni volta, con doloroso stupore. La fiammata di indignazione però
è destinata a durare solo qualche giorno, poi tutto viene riassorbito
dall’incalzare di altre notizie. Chi parla più delle studentesse rapite da Boko
Haram, in Nigeria? Scomparse, inghiottite dal loro atroce destino. E le altre
studentesse avvelenate con il gas dai talebani? E quelle uccise da una bomba sullo
scuolabus di un’università femminile, in Pakistan? Per no parlare dei bambini
trucidati a Breslan, nel 2004. La sequenza è più o meno ininterrotta. A volte
la notizia ha il diritto della prima pagina, mentre per altre bastano poche
righe nella cronaca.
Dunque in questi Paesi
,-e purtroppo non solo in questi -c’è
qualcosa che fa davvero paura, e questo qualcosa è l’istruzione. Perché fa
tanta paura? Perché permette alle persone di evolversi dallo stato tribale, da
uno stato di fissità, in cui le regole sono stabilite una volta per sempre.
Alcuni,pochi, hanno il potere e con quel potere assoluto tengono in pugno ogni
ambito della comunità. E’ la realtà dell’uomo inconsapevole della sua
complessità, è il cuore nero del nostro retaggio evolutivo che condividiamo con
le grandi scimmie: il nostro simile, all’improvviso, può diventare il grande
nemico, colui da abbattere, da sbranare, da ridurre in brandelli.
Nel prosieguo di
questo solco si
inserisce la realtà dell’occhio per occhio, dente per dente. Tu devi provare
quello che ho provato io. I terroristi afgan, infatti, hanno dichiarato di aver
programmato la strage proprio con questo preciso intento: far capire ai loro
“persecutori” quanto le azioni dell’esercito abbiano fato soffrire le loro
famiglie.
E’ chiaro che di
questo passo non si arriva da
nessuna parte, perché a un dolore se ne
aggiunge un altro, poi ancora un altro, in una escalatio senza fine. Tutta la
storia della civiltà ci conferma che il sangue chiama soltanto sangue. Se
vogliamo che l’orrore e l’indignazione non rimangano un’esibizione di umanità
fine a se stessa, bisogna cercare di capire quale sia la via da percorrere per
fare in modo che questa catena si spezzi. Da quattordici anni . con la mia
fondazione, sostengo progetti di istruzione e di sviluppo in molti Paesi del
mondo, compresa l’Italia. Non posso scordarmi la gioia di questi ragazzi e di
queste ragazze, la luce dei loro sguardi, la felicità di poter partecipare a un
progetto precluso ai genitori.
E’ la loro energia
positiva, la loro volontà
di crescere, di migliorarsi, l’unica medicina che abbiamo per sanare le ferite
di questo mondo. La sola vera guerra da fare è quella contro l’ignoranza.
L’ignoranza delle menti e l’ignoranza dei cuori. E l’ignoranza- come dice il
premio Nobel per la pace, l’iraniana Shirin Ebadi – si combatte con un unico
bombardamento. Quello dei libri.
Articolo pubblicato
sul Corriere Della Sera del 14 dicembre 2014.