Benvenuti
nell’era"digitale”, quella scandita da “io sono connesso, quindi esisto”,
diventato ormai una priorità, un bisogno assoluto di una società innervata dai
più disparati marchingegni tecnologici che rischiano di confinarci tutti in un
recinto, un’agorà virtuale dove le persone comunicano molto, ma dialogano poco
rischiando così di non comprendersi.
Amo
la scienza, il progresso e l’innovazione tecnologica ma temo che un loro abuso
possa trasformarci in un “dettaglio”, un banale dispositivo, per dare il via a
una nostra progressiva disumanizzazione. Il cervello, così sollecitato,
apprende e si adegua assumendo via via una nuova configurazione, assetto per
diventare più digitale che può: rapido, efficiente, con circuiti neurali
ultraveloci e sempre pronto a dare risposte, ma con meno empatia e tempi di
riflessione. E’ questa la nuova ideologia che, inarrestabile, avanza e riguarda
soprattutto i più giovani provvisti ormai di un “cervello digitale”, quello a
trazione anteriore che rischia di non cogliere il nesso, la relazione
causa-effetto dei loro gesti, azioni e conseguenze.
Se
un mostro sacro come Steve Jobs, uno dei creatori, protagonisti indiscussi di
questa rivoluzione tecnologica si spinse a proibire ai suoi figli l’uso di
questi infernali strumenti nelle mura domestiche, c’è da riflettere.
Trovo
indecente, inquietante vedere bambini spesso pienamente equipaggiati, in
possesso di articoli tecnologici, già pronti e allevati a scalare l’intera
filiera digitale pur di farli sentire omologati e connessi. A questa età il
loro cervello è particolarmente sensibile e vulnerabile agli stimoli e alle
sollecitazioni esterne di qualsiasi natura, perché impegnato nel compiere
importanti tappe, passaggi evolutivi, per giungere poi a quello che sarà il
cervello definitivo, provvisto di quell’equilibrio fondamentale tra il pensare
e l’agire.
Può
far comodo, a volte, disporre di una “badante digitale” che garantisce una
identità artificiale, metallica, ma poi il prezzo che si rischia di pagare è
quello di favorire la comparsa di disturbi, comportamenti bizzarri e una
inspiegabile solitudine. E quando si è soli e soprattutto piccoli, il pericolo
di cadere in qualche trappola o tentazione è sempre in agguato.
Articolo di Rosario
Sorrentino pubblicato sul Corriere della Sera del 20 aprile 2016
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