“UN
GIORNO A SCUOLA HO LITIGATO con un mio compagno su una tattica di gioco e al
pomeriggio ho aperto un gruppo sulla piattaforma per dire la mia sul caso. Ecco
diciamo che ci sono andato un po’ pesante. Il fatto è che anche altri hanno
cominciato a dire la loro e il gruppo è diventato un tiro al bersaglio che è
andato vanti per un po’.
Era
diventato quasi un appuntamento abituale trovarsi lì e sfotterlo, finché non
l’ha scoperto. E lì sono cominciati i problemi”.E’ una delle testimonianze
contenute nel dossier sul “cyber bullismo” pubblicato da Save the children.
L’indagine è stata svolta intervistando ragazzi tra i 12 e i 17 anni.
Si
comincia scherzando, si può finire con una tragedia. Perché la vittima viene
derisa,poi lentamente isolata,infine bandita. E il motivo scatenante quasi
sempre è casuale, banale. Si può essere presi di mira semplicemente perché ci
si veste in maniera non convenzionale, perché si è la ragazza più carina della
classe o del gruppo,perché si è stranieri o disabili. Nel 67 per cento dei casi
arriva il rifiuto ad andare a scuola, a fare sport. Ma poi ci sono le
situazioni più gravi che sfociano nella depressione o addirittura in un
tentativo di suicidio. Secondo lo studio, ben quattro minori su dieci vengono
presi di mira dai coetanei. Nel 59 per cento dei casi subiscono la
pubblicazione di foto denigratorie, nel 57 per cento vengono messi al centro
dei cosiddetti “gruppi contro” creati sui social network. Una violenza che può
diventare più grave di quella fisica.
Fiorenza Sarzanini
Articolo tratto dal
supplemento “IO DONNA”del Corriere della Sera del 24 febbraio 2013.
Nessun commento:
Posta un commento