La
storia di un ragazzo milanese: “Così per sette anni sono stato malato di
azzardo”
“Ho cominciato a
giocare d’azzardo a 14 anni. Facevamo la schedina nell’intervallo a scuola.
All’inizio era un passatempo”. E alla fine? “Alla fine avevo svuotato due
libretti di risparmi, mio e quello della mamma”. Migliaia di euro bruciati in
poker e slot machine. “Mi sono fatto anche dei debiti. Quando i soldi sono
finiti, ho venduto l’oro che c’era in casa per continuare a puntare”. Nicola
(nome di fantasia) fa il barista a Milano Oggi ha 21 anni. “Per sei sono stato
malato. Malato di gioco”.
Che
cosa ricorda delle prime volte?
“Ero all’ultimo anno
di scuole medie. Il sabato pomeriggio andavo con i compagni alla Snai a puntare
su serie B e Premier League. Mi giocavo tutta la paghetta”.
Il
gioco d’azzardo è proibito ai minori. Come si aggirano i divieti?
“Entri, punti e
nessuno ti dice nulla. Nelle sale scommesse non c’è alcun controllo. Quella
dove andavo io era dietro la scuola”.
Le
è mai stata rifiutata una giocata perché era minorenne?
“Mai”.
Quando
è passato alle slot?
“E’ successo per
caso. Un giorno ho infilato 5 euro in una macchinetta e ne ho vinti 850. Quella
è stata la mia rovina?”.
Perché?
“Non mi sono più
fermato. Se un giorno vincevo, il seguente mi rigiocavo tutto. Ero ossessionato
dal pensiero di recuperare i soldi persi”.
Ma
il banco vinceva sempre.
“C’erano momenti in
cui pensavo:”Sono un idiota”. Ma dopo un paio d’ore stavo di nuovo puntando.
Una volta ho perso 900 euro in un giorno”.
Poi
ha toccato il fondo.
“ E’ successo quando
ho preso dalla cassaforte la fede di mio padre e l’ho venduta per 100 euro.
Quei soldi mi sono durati meno di dieci minuti alla macchinetta”.
La
famiglia e gli amici erano a conoscenza del suo problema?
“No, mi vergognavo.
Andavo a puntare da solo. Ne parlai con un amico anche lui scommettitore. Per
aiutarmi mi regalò un salvadanaio, ma non l’ho mai riempito. Un giorno la
mamma me lo tirò dietro perché aveva
scoperto tutto”.
Da
quanto tempo non scommette più?
“Da quattro mesi.
Neanche una schedina. E’ dura ma resisto. La famiglia e lo psicologo mi
aiutano. Ma non posso ancora dire di essere guarito”
Che
cosa direbbe al premier Matteo Renzi?
“Di farsi un giro in
una sala slot tra ragazzini malati e anziani che si giocano la pensione in un
pomeriggio. Uno Stato serio dovrebbe vietare queste cose. Ormai ad angolo di Milano
c’è una sala slot. Io cambio strada per non passarci davanti”.
Cosa
vuole fare da grande?
“Avrò un bar tutto
mio. Sarà senza slot”.
Articolo
di Gabriele Martini pubblicato dal quotidiano La Stampa il 24 marzo 2016
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