La legge non funziona. Aumentano i
giocatori d’azzardo tra i 14 e i 19 anni. Il 7% riferisce di puntare soldi
quattro o cinque volte a settimana.
Otto
e mezza di mattina, tabaccheria nel centro di Torino. Il ragazzino indossa un
cappellino con visiera e scarpe firmate. Avrà 14 anni, al massimo 15. Quando è
il suo turno parla senza esitazioni: “Un miliardario”. Allunga 5 euro e si
china sul bancone. Gratta. Non vince.
Nel
paese dell’azzardo (87,8 miliardi di euro il giro d’affari nel 2015) le nuove
leve di giocatori sono sempre più giovani. Tentano la fortuna al bar prima di
sedersi tra i banchi di scuola, trascorrono pomeriggi nelle sale scommesse;
dopo cena svuotano la carta di credito dei genitori nelle slot-machine per
telefonini e tablet.
La
percentuale di studenti nella fascia di età tra 15 e 19 anni che nell’ultimo
anno ha giocato d’azzardo è in crescita: dal 39% del 2014 al 42% del 2015. Lo dice
il Consiglio nazionale delle ricerche, in un’indagine che “La Stampa” ha potuto
visionare in anteprima. L’esercito dei baby scommettitori (in prevalenza
maschi: 51% maschi contro il 32% delle femmine) conta un milione e 200 mila
adolescenti. Con un paradosso: in Italia il gioco d’azzardo è vietato per legge
ai minorenni. Eppure.
I
controlli sono quasi inesistenti e gli esercenti di ricevitorie e sale slot
raramente chiedono la carta d’identità. Sempre più spesso, proprio come accade
tra gli adulti, anche gli adolescenti si ammalano di gioco. Sono oltre 200 mila
i ragazzi under 19 che puntano soldi quattro o più volte a settimana. Si tratta
del 7% dei giovanissimi italiani. I giochi più diffusi sono gratta e vinci,
scommesse sportive, Bingo e slot-machine.
Secondo
i dati raccolti dalla Casa del giovane di Pavia nelle scuole lombarde almeno
uno studente su due ha giocato d’azzardo.”L’accesso all’azzardo è sempre
facile. Le app dedicate si moltiplicano e le macchinette sono ovunque”, spiga
lo psicologo Simone Feder, animatore del movimento No Slot che da anni fa
prevenzione nelle scuole. “ I ragazzini mi chiedono:”Se fa male, perché è
legale?”.
Il
problema non è rappresentato soltanto dai soldi che buttano, ma dal tempo che
sprecano”. Tempo sottratto alla vita.
Articolo di Gabriele
Martini pubblicato sul quotidiano La Stampa il 24 marzo 2016.
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