“Gli
uomini camminano sempre meno, sono diventati sgraziati, si muovono curvi sui
loro telefonini, hanno il collo storto per l’abuso del computer, le spalle
rovinate dall’utilizzo del mouse, lo stomaco contratto dallo stress e la testa
piena di segnali e rumori di fondo.
Un
indonesiano, o un etiope, cammina in modo più nobile e felpato di noi, e quando
porta un bagaglio in equilibrio sul capo mostra un’andatura eretta e sinuosa
che noi abbiamo perduto da un secolo.(…) L’uomo che non cammina perde la
fantasia, non sogna più e non legge più, diventa piatto e sottomesso, e questo
è esattamente ciò che il Potere vuole da lui, per governarlo senza fatica,
derubarlo di ciò che Dio gli ha dato gratuitamente, e bombardarlo di cose
perfettamente inutili a pagamento. Chi cammina, invece, capisce, parla con gli
altri uomini, li aiuta a reagire e a indignarsi contro questa indecorosa rapina
che ci sta impoverendo tutti quanti.
Il
semplice fatto di mettere un piede davanti all’altro con eleganza, di questi
tempi, è un atto rivoluzionario, una dichiarazione di guerra contro la civiltà
maledetta dello spreco”.
Palo Rumiz, A piedi, Feltrinelli
Kids, 2012.
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