La mia leggeva saggi e
romanzi. Quella di oggi diffida della lunghezza e preferisce chattare. Chi sa
correre sulle due distanze è un atleta mentale.
Carissimo
Peppe, ho diciassette anni e frequento la quarta classe del liceo scientifico.
Mi meraviglio sempre nel constatare quanto poco spazio abbia la lettura nella
vita della maggior parte dei miei coetanei. Mi meraviglia e mi allarma ancor di
più il fatto che mai un professore, al liceo, abbia inserito nella programmazione
della mia classe la lettura di un libro. Ora, sono io paranoica o il fatto che
i ragazzi non leggano praticamente più è preoccupante? Cosa ne pensa lei? La
sua generazione leggeva?
Maria Esposito
La mia generazione
leggeva e, in molti casi, legge. Hai ragione Maria: è una buona abitudine,
utile prima nello studio e poi sul lavoro. Estrarre la sostanza da un lungo
testo, o il succo emotivo di un romanzo, è un’operazione di sintesi; e la
sintesi è la chiave di comprensione del mondo. La tua generazione spesso
diffida di questa lettura lunga; mentre è formidabile con la lettura breve
(sms,twitter,face book,what’s app,chat eccetera). Molti miei coetanei deridono
o minimizzano questa vostra abilità; e sbagliano. Mettiamola così. Voi sapete
correre i 100 metri e dovete trovare il fiato per i 10.000; noi teniamo sui
10.000, ma dobbiamo imparare lo scatto per i 100 metri. Chi sa correre sulle
due distanze è un atleta mentale, pronto a tutte le prove.
Peppe Severgnini
Dalla rivista SETTE settimanale del
Corriere Della Sera del 4 gennaio 2013.
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