Drink venduti sottocosto che fanno
stordire i ragazzi. Riempiti di prodotti di cattiva qualità. Drink cha si bevono a mezze dozzine, perché costano un euro e
mezzo l’uno. Come è accaduto a Mestre, dove un gruppo di ragazzi resi poco
lucidi da grandi quantità di spritz low
cost hanno aggredito il fratello del maestro Sinopoli, fino a farlo finire
in coma. Lui stava solo cercando di raggiungere la sua casa, di farsi largo con
l’auto tra il gruppo di clienti di uno dei bar della movida della terraferma
veneziana.
L’aggressione
di Sinopoli, una famiglia già segnata dal tragico destino del direttore d’orchestra
morto sul palco a Berlino nel 2001, ha convinto il Comune a intervenire. Il
sindaco Orsoni e il suo vice Simionato hanno avviato una campagna contro i drink low cost, chiedendo ai locali di rispettare una serie di regole. Ci
sarà il bollino blu per i bar che allestiranno spazi per la “decompressione”
dei clienti che hanno bevuto troppo, che garantiranno servizio di trasporto,
postazione di primo soccorso e altro ancora per evitare che il rito
dell’aperitivo si trasformi in un incubatore di sballo e di comportamenti
aggressivi. I baristi che sgarrano rischieranno la sospensione o la revoca
della licenza.
Misure
sacrosante, ma che dovrebbero essere accompagnate da una sorta di educazione
civica, una svolta culturale sul modo di bere di cui si sente il bisogno non
solo in Veneto per quanto riguarda il rapporto tra alcool e giovani
generazioni.
Bisognerebbe
insegnare ai ragazzi, iniziando dalle scuole, quali siano i danni di bevute
senza limiti, senza attenzione a quello che si butta giù, con il solo scopo di
perdere la lucidità.
Insegnare
la differenza tra un drink
spacca-cervello e un buon bicchiere di vino, dietro al quale c’è la storia di
chi lo fa.
Come
fece il padre del critico Luigi Veronelli quando diede al figlio ragazzino il
primo bicchiere. Lo raccontò Veronelli stesso. “Mi fermò mentre stavo portando
il bicchiere alla bocca, mi disse che prima dovevo guardare il colore unico,
sentire il profumo altrettanto irrepetibile, e poi pensare che dentro c’era la
fatica di un contadino”.
Ecco,
spiegato così forse l’aperitivo non sarebbe solo un liquido da tracannare.
Post tratto dall’articolo di Luciano
Ferrero pubblicato dal Corriere della Sera del 11 settembre 2012.